Strage dell’hotel Rigopiano, 25 indagati: «Non furono attivati i soccorsi»

26 Nov 2018 10:21 - di Monica Pucci

A distanza di quasi due anni dalla tragedia all’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), quando una valanga, il 18 gennaio 2017, travolse l’albergo procurando la morte di 29 persone fra ospiti e personale, la procura della Repubblica di Pescara ha chiuso le indagini. In queste ore i carabinieri forestali del Comando provinciale di Pescara, guidati dal tenente colonnello Anna Maria Angelozzi, stanno notificando l’avviso di chiusura delle indagini a 25 indagati.

Si tratta di 24 persone e una società. L’avviso di conclusione delle indagini per la tragedia dell’hotel di Rigopiano di Farindola (Pe) riguarda 24 persone e una società.Per tutti i reati ipotizzati e a vario titolo vanno dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all’omicidio e lesioni colpose, all’abuso d’ufficio e al falso ideologico. Fra le persone indagate sono state stralciate alcune posizioni per le quali la Procura chiederà l’archiviazione. Si tratta degli ex Governatori della Regione che si sono succeduti dal 2007 al 2017 ( Ottaviano Del Turco, Giovanni Chiodi e Luciano D’Alfonso), degli ex Assessori regionali con delega alla Protezione Civile ma anche di alcuni altri fra dirigenti e funzionari pubblici.
Pesanti le accuse al prefetto e al suo staff per il ritardo dell’attivazione dell’emergenza: «Omettevano – si legge nel documento notificato – di attivare quantomeno dalle ore 9 del 16 gennaio 2017 la sala operativa della prefettura comune alla provincia nonché il centro coordinamento soccorsi e il prefetto invitava gli operatori a scendere nella sala della protezione civile non prima delle ore 13 del 18». Secondo i pm ci sarebbero state anche delle bugie: il prefetto Provolo, con una nota, alla presidenza del Consiglio, avrebbe fornito la «falsa rappresentazione di aver attivato sala operativa e centro coordinamento». Ometteva di «individuare tempestivamente le deficienze operative», come quella della turbina sgombera neve che sarebbe dovuta essere sostituita da un mezzo più potente e si sarebbe attivato «troppo tardi, solo alle 18,28, per chiedere aiuto all’Esercito».

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