Quella volta che Simòn Bolìvar giurò sulla collina di Monte Sacro a Roma

10 Nov 2018 16:07 - di Giancarlo Cremonini

La storia delle Americhe nel 18° e 19° secolo è stata permeata e forgiata da due grandi personaggi storici che, con la loro opera e con il loro pensiero, hanno portato alla fine della dominazione coloniale europea in quei territori. Due personaggi talmente monumentali che, spesso, la loro vita sconfina nella leggenda e che sono ancora oggetto di adorazione e profondo rispetto nei rispettivi Paesi: George Washington e Simòn Bolìvar. Pochi però sanno che Simòn Bolìvar, a differenza di Washington, venne due volte in viaggio in Europa passando del tempo anche a Roma, ove peraltro ebbe occasione di pronunciare il suo solenne giuramento di liberare il Sud America dalla oppressione coloniale spagnola. Ma andiamo con ordine. Simòn Bolìvar nasce a Caracas, in Venezuela, il 24 luglio 1783, quartogenito di Juan Vicente Bolivar y Ponte e di Maria de la Conception Palacios y Blanco. Entrambi i genitori di Simòn favecano parte della classe aristocratica e benestante del Paese. Nel 1803 Simòn Bolìvar si reca in viaggio in Spagna, la allora potenza coloniale dominante un Sud America insieme al Portogallo, che controllava il Brasile. In questa occasione Bolìvar conosce e sposa Maria Teresa Rodriguez del Toro y Alansa la quale, in occasione di un breve viaggio in Venezuela, contrae la febbre gialla, endemica in quelle terre, e muore. Nel 1804 Bolìvar torna in Europa e, come d’usanza all’epoca, viene a visitare l’Italia e Roma. Durante il suo soggiorno nella città eterna Bolìvar alloggia in una taverna vicino a Trinità dei Monti. Il giorno 15 agosto 1805 Bolìvar, insieme al suo fraterno amico Simon Rodriguez, decide di fare un giro nelle vicine campagne romane che ora, purtroppo, non esistono più sommerse dal cemento della espansione dell’Urbe. Con un calesse percorrono la via Nomentana e arrivano al Ponte Nomentano comunemente detto Ponte Vecchio che traversa il fiume Aniene in prossimità della odierna piazza Sempione. A quel punto Bolìvar decide di salire sulla collinetta detta Monte Sacro, oggi un gigantesco quartiere,  dove si erano rifugiati i plebei ribelli e dove, secondo la tradizione, Menenio Agrippa aveva pronunciato la famosa orazione che aveva convinto i plebei a tornare al lavoro. Incantato dal fascino del luogo, costellato di vestigia del passato, Bolìvar pronuncia il suo famoso ed immortale giuramento di liberare il Sud America dal dominio spagnolo che recita: “Juro delante de usted, juro por el Dios de nos padres, juro por ellos, juro por mi honor y juro por mi Patria, que no darè descanso a mi brazo ni reposo a mi alma hasta que haye roto la cadenas que nos oprimen por voluntad del poder Espanol “, ossia: “Giuro davanti a Voi, giuro sul Dio dei nostri padri, giuro su loro, giuro sul mio onore e giuro sulla mia Patria che non darò riposo al mio braccio né riposo alla mia anima fino a che non avrò spezzato le catene che ci opprimono per volontà del potere spagnolo”. E dopo venti anni di lotte, guerre, battaglie e scontri Bolìvar trionferà alla fine sulle armate spagnole, liberando Venezuela, Colombia e altri territori del sud America e da allora diventando el Libertador di quelle nazioni. Il giuramento di Bolìvar viene oggi ricordato sulla collina di Monte Sacro nel III Municipio da un busto del Libertador e da un monumento a lui dedicato entrambi là posti per iniziativa del governo venezuelano e inaugurati del 2005 con una solenne cerimonia: persino l’allora Presidente venezuelano Hugo Chavez si recò in visita al monumento  pronunciando anche un discorso celebrativo della figura del Libertador. Va ricordato anche che negli anni Trenta anche il governo fascista appose una lapide in ricordo di Bolivar sulla facciata della scuola Don Bosco di piazza Monte Baldo, sempre nel quartiere di Monte Sacro, segno evidente che anche il fascismo guardava con simpatia alle gesta del Libertador. Insomma, un pezzo importante di storia del risorgimento sud americano che pochi conoscono e che si trova nella nostra capitale, spesso vicino alle nostre case per chi abita nel quadrante nord est di Roma. Purtroppo la scuola italiana non insegna più la storia e i giovani nemmeno sanno chi fosse questo Simòn Bolìvar, né cosa sia avvenuto sulla collina di Monte Sacro. Sarebbe certamente opportuno e auspicabile che le scuole organizzassero delle visite a questi luoghi per far conoscere questa storia affascinante ai giovani che, probabilmente, nemmeno sanno dove si trovano il Venezuela e la Colombia stante il fatto che la geografia non è più materia di insegnamento. E risuona minaccioso nelle orecchie il vecchio detto: chi dimentica la storia è condannato a ripeterne gli errori…

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