Pound a teatro. «Era antisemita»: l’attacco della critica spazzatura. Hanno ancora paura…

17 Nov 2018 14:08 - di Gloria Sabatini

Teatro strapieno per la prima di Ezra in Gabbia al teatro Goldoni di Venezia. Sette minuti di lunghi, interminabili applausi per lo spettacolo teatrale sul grande scrittore e poeta americano scritto da Leonardo Petrillo e intepretato da un magistrale Mariano Regillo. Un’operazione coraggiosa, supportata da un testo solido, efficace e illuminante, per restituire all’autore dei Cantos il posto che merita nel panorama culturale del Novecento, ribaltando stereotipi ammuffiti che per decenni hanno impedito al genio sofferente di Pound di uscire dalla nicchia dei pochi, felici pochi, intenditori e dalla gabbia dei processi politici (in contumacia).

Pound a teatro, ma c’è chi dice no

La grande risonanza avuta dalla pièce teatrale, forse il servizio andato in onda sul tg2 alla vigilia della prima, ha risvegliato qualche pigro critico teatrale che non ha resistito alla tentazione di rispolverare la vecchia, anchilosata, falsa interpretazione antisemita di Pound. È il caso dell’illustre saggista Dario Calimani che attacca l’assessore all’Istruzione della Regione Veneto, Elena Donazzan, “colpevole”, a suo dire, di aver promosso e patrocinato “VenEzra”, il percorso di riabilitazione culturale del poeta che ha scelto Venezia come sua ultima dimora.
Piglio militante, Calimani si impegna, con risultati deludenti, a demolire il “Pound politico”. «A giorni, a Venezia, il teatro stabile del Veneto e la Regione omaggeranno Ezra Pound, uomo e poeta. Su queste pagine, Elena Donazzan definisce Pound “un gigante del pensiero moderno, osteggiato da una certa cultura perché non politicamente corretto…», scrive per poi sparare ad alzo zero. «Di Pound nessuno ha mai sottovalutato la qualità del poeta. Pound ha diritto al suo posto, anche se forse non olimpico, come poeta e come critico occupa però un suo posto anche nel campo del pensiero politico. Non di pensiero politico si tratta, bensì di razzismo antisemita». Ecco il fulcro del “raffinato” ragionamento del critico: «Pound non è stato solo un traditore della sua stessa patria, ammiratore e collaboratore del fascismo e di Mussolini. Fu infatti espressione di un antisemitismo viscerale e subdolo, mascherato da ingenua politica economica». E giù insulti fondati su luoghi comuni spazzati via dalla storia e dalla verità (per chi non la teme).

Donazzan a Calimani: venga a teatro e si informi

Non tarda ad arrivare la replica corroborata da citazioni testuali dell’assessore Elena Donazzan. «Prenderò a prestito la lettura del testo di uno dei maggiori conoscitori italiani del vero pensiero di Pound, avendo avuto egli il privilegio di un confronto personale con il grande poeta: Pietro Sanavio. Ne “La gabbia di Pound” – ricorda l’assessore – Sanavio affronta, per smontarla, l’accusa di antisemitismo nei confronti di Pound. Giova richiamare alcuni specifici passaggi di questo libro per me illuminante e la cui lettura consiglio». Ecco le “prove”,  per la gioia delle anime belle della critica convenzionale: a pagina 100 Sanavio scrive che “i Cantos non offrono evidenze di razzismo o antisemitismo, anzi. Con più citazioni di testi o episodi della vita del poeta si evince come la grossolana e superficiale lettura di un Pound antisemita sia fuori dal pensiero di Pound stesso”. Poi la Donazzan fa parlare direttamente Pound: «Gli usurai non hanno razza. Non so per quanto tempo l’intero popolo ebraico deve fare da capro espiatorio per gli usurai» scrisse Pound sul New EnglishWeekly nel novembre 1935. O ancora, su un’altra rivista inglese nel 1938, «l’usura internazionale contiene più calvinismo e protestantesimo settario che giudaismo». Quanto alle strazianti sofferenze dello scrittore, colpito nella sua dignità e libertà da 13 anni di prigionia forzata nell’ospedale psichiatrico di Wahsington, non è superfluo ricordare che trovò conforto in un grande poeta ebreo Louis Zukofsky che lo visitò nell’ospedale e negò sempre l’etichetta di antisemita dell’amico Ezra. Zukofsky, di provata fede antifascista, confessò nel 1960: «Non sentii mai la più leggera traccia di antisemitismo in presenza di Pound… se usavamo le parole ebreo o goy lo facevamo né più, né meno nel loro senso etnologico come dicessimo cinese o italiano». «E ora – conclude la Donazzan – chiarisco il mio di pensiero, al quale Lei Calimani mi ha richiamata. Io credo che Pound abbia anticipato, con una visione immaginifica e potentissima, alcuni temi che oggi appaiono determinanti per la nostra stessa società. Ecco perché La invito ad esserci a teatro, senza pregiudizi, ma per tributare il giusto ruolo a questo poeta per sempre anche veneziano, che appartiene al mondo». 

 

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  • Paolo 25 Novembre 2018

    I cantos saranno tra le mie prossime letture e spero di vedere a teatro il testo presto

  • wolf murmelstein 18 Novembre 2018

    Ezra Pound era antisemita come tanti altri del suo tempo e ripeteva le solite accuse senza senso. Pare che il suo primo editore fosse ebreo. Gli sogan antisemiti ripetuti anche da Ezra Pound servivano essenzialmente a distogliere l’attenzione dai traffici dannosi di Ford, Rockfeller, Morgan e altri, WASP – Bianchi, Anglosassoni e Protestanti – le cui speculazioni e intrighi politici portarono alla crisi del 1929 e conseguenze.

    • Marco 26 Novembre 2018

      Rockefeller era di origine…?

  • Fab Pittana 18 Novembre 2018

    ….oh mister calimani,calimani mi banana…..!

  • Laura Prosperini 17 Novembre 2018

    Ezra pound era un gigante della Poesia, i suopoi Cantos sono un lavoro sconfinato e profondissimo.
    Taccia l’ignoranza di fronte al Genio!