Khashoggi, Riad ammette: ucciso con iniezione di droga e poi smembrato

15 Nov 2018 14:29 - di Paolo Lami
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Le istituzioni saudite ammettono che il giornalista dissidente Jamal Khashoggi è stato ucciso con la droga e, poi, smembrato prima che i resti del suo corpo venissero affidati a un agente turco.

E’ il procuratore capo di Riad, Saud al Mojeb, nel corso di una conferenza stampa, a ufficializzare la svolta diplomatica in una dichiarazione alla tv saudita rivelando appunto che Khashoggi è stato avvelenato con una dose letale di droga e il suo corpo, smembrato, è stato portato fuori dal consolato saudita di Istanbul e «consegnato a un agente di sicurezza turco fuori dalla sede consolare».

Khashoggi è stato ucciso con una «iniezione letale» all’interno del consolato di Riad a Istanbul dopo che, ha precisato il procuratore capo, «i colloqui con lui non sono andati a buon fine».

«Era stata creata una squadra per convincere Khashoggi a tornare in Arabia Saudita su ordine dell’ex-vice direttore del servizio di intelligence saudita», ha spiegato al-Mojeb aggiungendo che la decisione di uccidere il giornalista sarebbe stata presa proprio dal capo del team di Riad inviato a Istanbul per riportarlo in Arabia Saudita.

Cinque delle persone accusate da Riad si sarebbero occupate di portare fuori dal consolato il corpo di Khashoggi, spiega al-Mojeb, mentre una sesta lo avrebbe consegnato a un collaboratore locale. Inizialmente gli imputati hanno fornito un rapporto falso all’ex-vice direttore del servizio di intelligence saudita e hanno negato l’omicidio, ha aggiunto il procuratore.

Riad, rivela il procuratore capo di Riad, Saud al Mojeb, ha ora diramato ad Ankara «un ritratto segnaletico dell’agente turco» che avrebbe ricevuto fuori dal consolato il contenitore con il corpo smembrato.

Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, sostiene al-Mojeb, non è coinvolto nell’omicidio del giornalista del Washington Post.
E’ stato, invece, rimosso dall’incarico e raggiunto da un provvedimento di divieto di espatrio perché coinvolto nella pianificazione dell’omicidio, l’ex-consigliere della Casa Reale saudita Saud al-Qahtani.

Al Mojeb ha chiesto cinque condanne a morte per l’omicidio di Khashoggi, secondo l’emittente al-Arabiya, sia per chi ha ordinato l’omicidio che per chi lo ha gestito.
Sono 18 le persone arrestate in Arabia Saudita per l’uccisione di Khashoggi e la Turchia ha chiesto la loro estradizione per poterle giudicare nel Paese in cui è avvenuto il reato.

Il portavoce di Al-Mojeb ha fatto sapere che le autorità di Riad hanno chiesto a quelle di Ankara di consegnare alle autorità saudite tutte le prove e le registrazioni in loro possesso, ma stanno ancora aspettando di averle.
Sabato scorso il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva annunciato di aver consegnato le registrazioni comprovanti l’uccisione di Khashoggi all’Arabia Saudita, agli Stati Uniti, alla Germania, alla Francia e alla Gran Bretagna.

Non si è fatta attendere la reazione della Turchia alle parole di al-Mojeb.
Le dichiarazioni del procuratore di Riad Saud al-Mojeb sull’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi «non sono soddisfacenti», ha detto il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu commentando la conferenza stampa.
E a proposito dell’invio di una squadra saudita a Istanbul per convincere Khashoggi a tornare a Riad, come ha detto al-Mojeb, Cavusoglu ha risposto che l’omicidio era premeditato e il vero obiettivo dei funzionari sauditi era da subito quello di uccidere e fare a pezzi il corpo del giornalista.

«La Turchia seguirà il caso», ha aggiunto il capo della diplomazia di Ankara, che ieri aveva chiesto un’inchiesta internazionale sul caso Khashoggi.
Cavusoglu ha poi ribadito la richiesta di Ankara di poter processare in Turchia i 15 sospetti.

Dal canto suo, Al Mojeb voluto ricordare che «il sistema di procedura penale» in vigore nel Regno «vieta la divulgazione dei nomi delle persone accusate», precisando anche che 11 delle 18 persone arrestate in Arabia Saudita per l’omicidio sono state incriminate ma che sono invece 21 le persone che sono state indagate in relazione al caso.

Commenti

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  • Leo Grellede 16 Novembre 2018

    Non vedo pennivendoli, gays e arcobaleni di sta ceppa (come dice Di Maio) sbraitare o indignarsi o chiedere ritorsioni contro l’Arabia Saudita. Conferma confermata che sono delle grandissime m…..