I soldi non danno la felicità ma i poveri campano 10 anni meno dei ricchi…

23 Nov 2018 15:32 - di

I soldi non daranno la felicità, ma più chance di avere una vita lunga sembra di sì. Una nuova ricerca condotta in Gb fotografa un divario di ben 10 anni tra l’aspettativa di vita degli strati sociali più abbienti e quella delle classi disagiate. In altre parole: i poveri sono destinati a morire 10 anni più giovani rispetto ai ricchi, rileva lo studio firmato da ricercatori dell’Imperial College London e pubblicato su Lancet Public Health. Il lavoro punta un faro in particolare sulle quote rosa della società britannica, perché dall’analisi emerge che l’aspettativa di vita delle donne più povere è diminuita dal 2011 e questo trend viene definito dagli autori “profondamente preoccupante”. Lo studio, finanziato dal Wellcome Trust, ha analizzato i dati dell’Ufficio per le statistiche nazionali su tutti i decessi registrati in Inghilterra tra il 2001 e il 2016, in totale 7,65 milioni di morti. I risultati mostrano che il divario di aspettativa di vita tra le fasce più ricche e più povere della popolazione è aumentato per il gentil sesso da 6,1 anni nel 2001 a 7,9 anni nel 2016 e da 9 a 9,7 anni negli uomini. Nelle comunità più svantaggiate l’aspettativa di vita delle donne nel 2016 è stata di 78,8 anni, rispetto agli 86,7 anni del gruppo delle più abbienti. Per gli uomini era di 74 anni tra i più poveri, contro gli 83,8 anni tra i più ricchi. Ad allarmare gli scienziati è il dato secondo cui l’aspettativa di vita delle donne nei settori più poveri della società è diminuita di 0,24 anni dal 2011. “Il calo dell’aspettativa di vita nelle comunità più povere è un indicatore profondamente preoccupante dello stato di salute della nostra nazione e mostra che stiamo lasciando i più vulnerabili al di fuori il guadagno collettivo”, riflette l’autore senior della ricerca Majid Ezzati, della School of Public Health dell’Imperial.

I poveri muoiono più giovani a causa del cibo

“Al momento – osserva Ezzati – abbiamo una tempesta perfetta di fattori che possono avere un impatto sulla salute e che portano le persone povere a morire più giovani. Il reddito di lavoro è stagnante e i benefit sono stati tagliati, costringendo molte famiglie a rivolgersi al banco alimentare. I prezzi di prodotti freschi come frutta e verdura sono aumentati rispetto a quelli di cibi non sani e lavorati”, il che li rende “non alla portata dei più poveri”. Lo scienziato evidenzia che anche “la stretta sui finanziamenti per la salute e tagli ai servizi locali dal 2010 hanno avuto un impatto significativo sulle comunità più povere, portando a diagnosi tardive per malattie come il cancro e a morti più precoci per condizioni come la demenza”. Il team ha analizzato nel dettaglio le patologie che hanno contribuito all’ampliamento del gap di aspettativa di vita fra ricchi e poveri. E, sebbene nelle fasce più svantaggiate la mortalità sia più alta per tutte le malattie, i ricercatori hanno identificato un certo numero di condizioni sulle quali si registra una differenza particolarmente marcata tra i due estremi opposti della società. Le morti neonatali e le malattie dei bimbi, le patologie respiratorie, quelle cardiache, i tumori polmonari e delle vie digestive, le demenze: sono le problematiche che hanno portato a una perdita di longevità particolarmente elevata nei poveri rispetto ai ricchi. Secondo i dati, nel 2016 i bambini sotto i 5 anni delle fasce più svantaggiate avevano una probabilità 2,5 volte maggiore di morire rispetto ai coetanei benestanti. “Lo studio – incalza Ezzati – suggerisce che i poveri in Inghilterra stanno morendo di malattie che possono essere prevenute e curate. Un maggiore investimento in sanità e assistenza sociale nelle aree più svantaggiate contribuirà a invertire le tendenze osservate. Abbiamo bisogno anche di azioni governative e industriali per eliminare l’insicurezza alimentare e rendere più accessibili scelte alimentari sane, affinché la qualità della dieta di una famiglia non sia dettata dal reddito”.

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