Boschi se la prende con i padri fascisti: “Il mio papà non è come quello di Dibba”

28 Nov 2018 10:27 - di Adele Sirocchi

Maria Elena Boschi si è inserita subito nel dibattito sulle “colpe” dei padri. Lo stesso ha fatto Matteo Renzi. Gli animi si scaldano e i toni si fanno roventi. Scende in campo Alessandro Di Battista: “Hanno la faccia come il c…”. Maria Elena Boschi replica risentita: “Leggendo le volgarità di Alessandro Di Battista capisco che in famiglia il fascista non è solo suo padre. La verità è semplice: hanno scaricato quintali di fango su di me per mio padre, che non è mai stato condannato. E adesso giustificano chi sfrutta il lavoro in nero e fa i condoni. Hanno fatto una campagna contro di me basata sulle FakeNews e adesso che la verità viene a galla passano agli insulti. Se vogliamo parlare dei figli, confrontiamoci sulla politica. Se vogliamo parlare dei padri, mio padre non è stato condannato mentre il padre di Di Battista è e rimane un fascista. E si vede.”

Anche il padre di Matteo Renzi, Tiziano, si è prestato dopo averlo subìto al gioco della gogna contro i padri dei politici al timone. E lo ha fatto usando parole sprezzanti verso il padre di Luigi Di Maio: “Non mi accostate a lui. Sono agli antipodi dall’esperienza politica missina”. Essere fascisti, essere missini come marchio di infamia… Come è possibile tollerare ancora questi pregiudizi sbandierati tra l’altro da chi ha fatto parte di una classe dirigente che ha concluso in modo fallimentare la propria esperienza di governo? Come è possibile non ricordare che il Msi ha fatto parte a pieno titolo della storia politica del dopoguerra esprimendo un ceto parlamentare di tutto rispetto? Brandire l’aggettivo “fascista” come insulto non servirà certo a nascondere le responsabilità politiche che non i padri ma i figli – Matteo Renzi e Maria Elena Boschi – hanno avuto, meritando la sonora bocciatura degli elettori.

Tra l’altro, se Boschi si vanta della non condanna del padre al momento la stessa cosa vale per i padri “fascisti” dei suoi avversari politici. Nessun tribunale ha decretato condanne nei loro confronti. I padri missini, i padri fascisti, erano e sono italiani che insegnavano e insegnano i valori dell’onestà e della coerenza. Berlinguer dialogava se necessario col missino e fascista Almirante. Lo stesso fece Togliatti con l’amnistia del ’46 quando gli ex fascisti erano capitanati da Pino Romualdi. Almeno due presidenti della Repubblica, Segni e Leone, furono eletti coi voti missini. Questi ragazzotti ambiziosi e arrivisti, intolleranti e saputelli, dovrebbero dosare insulti e pregiudizi. Ciò li renderebbe, se non altro, più credibili come difensori di un sistema democratico che non hanno esitato a calpestare per servire i loro interessi di parte.

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