Vestivamo alla sovranista: quando Moscovici difendeva la volontà popolare

25 Ott 2018 19:41 - di Marzio Dalla Casta

Come si dice a Roma, è stato preso «cor sorcio in bocca». Parliamo di Pierre Moscovici, il commissario europeo di fede socialista che più di ogni altro suo collega si sta spendendo (finora vanamente) nel tentativo di riportare il governo italiano sulla retta via, quella dell’austerity di bilancio e del formale ossequio ai tecnocrati di Bruxelles. E poiché l’uomo predilige le tinte forti ai toni sfumati, non esita ad iscrivere d’ufficio al club dei fascisti immaginari chiunque osi contraddirlo. Bisogna capirlo: è un politico tutto d’un pezzo, uno di quelli che l’Europa ce l’hanno nel sangue, perché significa pace, benessere, uguaglianza e bla bla bla. Salvini e Di Maio, con qualche sguaiataggine di troppo, rivendicano il diritto democratico a tenere fede agli impegni elettorali a base di “quota 100” e “reddito di cittadinanza”? «Fermi tutti – intima lui -, prima l’Europa». E giù statistiche, dati, simulazioni come se piovesse… Purtroppo per lui, c’è chi si è accorto che la sua fede nel primato del libro mastro sia alquanto recente e che solo fino poco tempo fa, e al netto di qualche differenza di stile, lui parlava ed agiva come i due dioscuri italiani che rampogna quotidianamente. Si chiama Ivo Caizzi, un giornalista italiano, che a Moscovici ha ricordato quel che lui sosteneva da ministro delle Finanze della République, quando cioè i bilanci doveva scriverli guardando alle esigenze dei propri connazionali e non esaminarli ad uso di banchieri e tecnocrati. E sapete cosa rispose Moscovici ai commissari di Bruxelles quando portò il deficit della Francia al 3 per cento? Trattenete il fiato e leggete: «La loro visione dominante è neoliberale e ortodossa mentre io sono un socialista, un socialdemocratico. Facciamo le elezioni, abbiamo delle scelte politiche e difendiamo la nostra strada». Che vi dicevo? Non sembra un sovranista alla Salvini o un populista alla Di Maio? Certo che sì. E allora perché quel per lui valeva, anzi era sacro, non lo è per i governanti italiani? Attenzione, allora Moscovici non si oppose alla Ue adducendo la sostenibilità finanziaria delle sue scelte, ma ragionando sui principi. E i principi, si sa, sono tali se valgono per tutti. A meno che non siano quelli sui cui ironizzava Mino Maccari quando avvertiva: «Non vi ci appoggiate troppo ché poi si piegano».

 

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