Venduto un altro gioiello dell’industria italiana: Magneti Marelli ai giapponesi

22 Ott 2018 19:21 - di Antonio Marras

Magneti Marelli, un marchio glorioso della componentistica italiana, che ha fatto la fortuna delle nostre fabbriche automobilistiche, Fiat in testa, finisce in mani straniere, nel caso specifico in quelle dei giapponesi. Senza che nessuno, al governo, riesca ad evitare l’ennesimo depauperamento del patrimonio industriale che prosegue ininterrotto in tutti i settori dell’imprenditoria.

Fiat Chrysler Automobiles ha annunciato infatti di aver siglato un accordo per la cessione del business della componentistica per autoveicoli Magneti Marelli a CK Holdings, holding di Calsonic Kansei Corporation, uno dei principali fornitori giapponesi di componentistica per autoveicoli. Al termine dell’operazione, CK Holdings sarà rinominata come Magneti Marelli CKH Giapppoldings. Le attività congiunte di Calsonic Kansei e Magneti Marelli rappresenteranno il 7mo gruppo indipendente più grande al mondo per fatturato nella componentistica per autoveicoli. Il controvalore dell’operazione è pari a 6,2 miliardi di euro. L’operazione dovrebbe concludersi nella prima metà del 2019.

E il governo? Per Matteo Salvini, “non c’è problema, se non si perdono posti di lavoro”, mentre Luigi Di Maio, ministro dello Sviluppo economico, assicura, si fa per dire: ««Sto monitorando la vicenda…».

Allarmati, invece, i sindacati Cisl e Cgil: “Magneti Marelli è una altra azienda italiana che viene acquistata da stranieri e questo testimonia la crisi del capitalismo nostrano che investe troppo poco», dice il segretario generale Cisl Annamaria Furlan. Una cessione però, aggiunge a margine degli esecutivi unitari sulla manovra, che dimostra anche come “gli investitori stranieri guardino con attenzione all’Italia”. Questo significa, prosegue, “che abbiamo imprese di qualità in grado di stare sui mercati internazionali, con lavoratori e lavoratrici di grande professionalità e qualità”, spiega ancora ribadendo come ” nonostante tutti i problemi che viviamo, abbiamo ancora imprese in tutti i settori di alta qualità”. «Ci vendiamo i gioielli di famiglia e la situazione dimostra come il capitalismo italiano non è capace di sviluppare se stesso. Questo mi pare il primo problema», attacca invece il leader Cgil Susanna Camusso. «Benvenga che l’azienda garantisca gli attuali livelli occupazionali, non abbiamo infatti un’emergenza. Però delle domande su quale sia la prospettiva del gruppo Fca si pone, insieme a quale sia il significato dell’operazione», spiega a margine degli esecutivi unitari. «Questo perciò credo rafforzi anche la necessità che si apra un confronto con il governo sul settore auto. Perché la cessione in qualche modo cambia la natura e l’organizzazione del settore e di quella di Fca», conclude.

Per la Uilm, invece, la cessione è positiva: «Non provocherà effetti diretti e immediati sui rapporti di lavoro, poiché avverrà tramite passaggio azionario e fusione con la società acquirente. Soprattutto accogliamo positivamente le dichiarazioni ufficiali aziendali che ribadiscono che non ci saranno ricadute occupazionali negative per gli stabilimenti italiani», dichiara Rocco Palombella, segretario generale.
Sulla stessa linea anche l’Ugl Metalmeccanici, che  considera positivo l’accordo per la cessione della Magneti Marelli. «Rimarrà il marchio e, altro elemento che ci consente di stare sereni, è stato assicurato il mantenimento degli attuali livelli occupazionali», dice il segretario generale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera.

Commenti

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  • Laura Prosperini 23 Ottobre 2018

    è inaudito non basta avere la (più o meno) sicurezza sui posti di lavoro
    se la proprietà passa al Giappone…
    i ricavi vanno a finire lì, non restano in Italia, non formano PIL
    stiamo assistendo ad un massacro, mi fa specie la Lega
    non mi aspettavo una neutralità del genere se in campagna elettorale si erano esposti facendoci capire che loro avevano compreso la trappola dell’euro
    ed i rimadi per rilanciare l’Italia e sviluppare il Pil
    per abbattere il rapporto defict/pil e debito/pil.
    Questo, le acquisizioni straniere vanno nella direzione opposta!!!!
    Ma cosa succede, sono interdetta!
    (della FCA non mi fido, per quanto se ne potesse parlare male alcune volte, gli Agnelli erano Italiani e facenti parte della nostra Cultura religione e costumi,invece sono stranieri gli Elkan, non si riconoscono nella nostra Patria e cultura ed infatti hanno spostato la sede all’estero)

    • Leonardo 23 Ottobre 2018

      Signorina Laura, prima di scrivere Boiate sul PIL basterebbe aprire Wikipedia per cercarne la definizione.

    • andy 23 Ottobre 2018

      Tra i commenti, e’ l’unica che e’ arrivata al nocciolo del problema…il PERCHÉ…quando e se troverà’ le risposte alla sua domanda…molto probabilmente avrà’ uno shock emotivo…a quel punto si domanderà se (forse) era meglio rimanere ignoranti…

  • Giuseppe Forconi 23 Ottobre 2018

    AAHHIIIII ! Mr, Salvini, piu’ aziende italiane vendiamo piu’ ci avviniamo al collasso della nostra industria. Attenzione Salvini non e’ vero che sia sufficiente che ci sia impiego per tutti……. i giapponesi aderiranno a qualsiasi accordo….. ma dopo qualche tempo si porteranno tutto in Giappone…ATTENZIONE !!!!!

  • Pino1° 23 Ottobre 2018

    Quanti, troppi cervelli vuoti nel nostro piccolo mondo italico. Perdiamo come per Ferrari una preziosa azienda strategica. Avremo il tempo sufficiente per pentircene. Da troppo uno stato che non esiste e non protegge le eccellenze della tecnologia con esperienze talmente vaste ed importanti da essere scudate vengono lasciate abbandonate così. La presenza della zavorra comunista in cinque stelle impedisce per ora un’organica strategia di protezione. Un conto se va via un marchio della moda. Ma se esce tecnologia che è la frontiera del presente e del futuro siamo nei disastri.