Il balcone di Luigi Di Maio non è fascista ma peronista. Ecco perché

7 Ott 2018 10:28 - di Vittoria Belmonte

Se la sono presa con l’esibizionista Luigi Di Maio che affacciato al balcone di Palazzo Chigi festeggia la “manovra del popolo”. I paragoni con il balcone di piazza Venezia dal quale Mussolini incantava folle oceaniche si sono sprecati. Perché il paragone col fascismo è sempre suggestivo e fa sembrare esperto di storia anche chi di quella storia non sa e non capisce un’acca.

Del resto come si fa a criticare l’intento di voler abolire la povertà? Quale tema dovrebbe essere più caro alla sinistra se essa non fosse totalmente persa dietro personaggetti di serie B come il sindaco di Riace Mimmo Lucano?

Oggi su Repubblica il politologo Piero Ignazi rimette un po’ le cose in ordine e spiega che semmai il paragone storico giusto da fare è con il balcone della Casa Rosada dal quale Juan Peron arringava i descamisados. “Peron si rivolgeva alla piazza dicendo ‘forse voi comprate il cibo con dollari e non con i pesos?’. Oggi si direbbe: i mercati se ne faranno una ragione”. E sta tutto nell’avversione al moloch dell’Unione Europea che si interessa solo di finanza e borse il paragone con il peronismo.

L’elemento del balcone, del rapporto con la folla, è sicuramente importante sia per Peron sia per Mussolini ma nel caso del fascismo, come sottolinea il giornalista Luciano Lanna, autore con Filippo Rossi di Fascisti immaginari, il mezzo sicuramente più utilizzato dal regime per comunicare le sue parole d’ordine era la radio. I discorsi del Duce infatti erano mandati via radio in tutta Italia. “Anche D’Annunzio usa il balcone per esaltare la piazza a Fiume – continua – e lo stesso fa Mussolini ma non si trattava di mero compiacimento, non dobbiamo dimenticare che, prima della tv, il comizio era il solo mezzo per convincere i propri supporter e affacciarsi dal balcone equivaleva un po’ a una diretta Fb con i followers che inviano cuoricini”.

 

Commenti

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  • Tram Vinicyus 7 Ottobre 2018

    Vabè ma anche Enrico s’affacciava dal Bottegone, nel ’76 quando prese quanto Salvini oggi, no? E allora? Daje Erì….semo ancora ‘n tempo…!