Cucchi, Crosetto: «Nessuno deve essere toccato e ucciso nelle caserme»

12 Ott 2018 10:02 - di Gabriele Alberti

«Lo Stato sta insieme, se ogni cittadino ha fiducia nello Stato. Io devo avere la garanzia che entrando in una caserma dei carabinieri se sono colpevole uscirò in manette ed andrò in prigione, ma nessuno mi toccherà». Parole importanti e pesanti quelle pronunciate da Guido Crosetto, parlamentare di Fratelli d’Italia, pronunciate ad Agorà su Rai Tre, riferendosi alla vicenda di Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato per droga e, poi, morto il 22 ottobre del 2009 nel Centro di Medicina protetta dell’ospedale Sandro Pertini di Roma. Il pestaggio ci fu e avvenne nella caserma dei carabinieri, dove il ragazzo era stato portato, come si è appreso dal racconto del carabiniere Francesco Tedesco, fra i militari dell’Arma imputati al processo sulla morte di Cucchi.

Cucchi, Crosetto: «Non possono definirsi servitori dello Stato»

Una vicenda che grida vendetta. Aggiunge Guido Corsetto: «Perché uno Stato che tocca ed uccide, in questo caso, un suo cittadino non può definirsi Stato. E questi non possono definirsi servitori dello Stato», ha concluso il suo intervento.

 

Commenti

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  • Francesco Ciccarelli 13 Ottobre 2018

    In questa vicenda c’è, da una parte, il rischio di screditare le Istituzioni nell’opinione pubblica, dall’altra la schizofrenia dei vertici dell’Arma, che hanno coperto i colpevoli con tentativi di depistaggi, ma a suo tempo non mossero un dito per il militare Placanica!

  • Pino 1° 12 Ottobre 2018

    Parte A) Quando lo stato restringe la libertà di un/una persona compie un’azione in ‘massimo livello’ ed è conseguente che questa particolare condizioni debba godere delle massime garanzia di certezza
    di inviolabilità della sua sicurezza personale ! Garantita proprio da coloro che compiono l’arresto !

    Parte B) Quando lo stato mette in costrizione suoi speciali dipendenti abbandonandoli in condizioni
    di disperata solitudine difronte al crimine, alla violenza di uomini fuori controllo, che la magistratura anche NON assolvendo li mette istantaneamente in libertà cosa realizza, se non rabbia da impotenza per iniquo trattamento? Magari dopo avere raccolto sputi, calci nei.. , e tentativi di bottigliate. Le Istituzioni, creano disavvedutamente o volutamente le condizioni di pericolo a danno delle forze dell’ordine ed anche alla/le persone con cui devono avere a che fare per motivo di mantenimento dell’ordine pubblico a cui sono comandati ? Ora il taser pone rimedio a qualcosa ma, solo il parlamento potrà e dovrebbe con molta sollecitudine realizzare grandi chiarimenti su una normativa giuridica che mette il magistrato di turno nella libertà di ignorare completamente il ‘pubblico sentimento’ che, qual’ora fosse dimenticato dalla magistratura, è fondamentale per costruzione di quelle scuole di pensiero che fanno giurisprudenza di popolo e non di politicanti con la toga sulle spalle.

    • Roberto 12 Ottobre 2018

      La prassi dei pestaggi delle forze dell’ordine(chiamiale cosi) è nota a tutti con la complicità diedici e giudici