Ott 21 2018

Redazione @ 11:30

Cosa resta di Mao? Un libro spiega come l’Occidente si infatuò del Libretto rosso

Il 24 settembre 1970, a Parigi, i Rolling Stones interruppero un loro concerto per permettere a Serge July – futuro direttore del quotidiano “Libération” ma allora leader dell’organizzazione di estrema sinistra Gauche Prolétarienne, tra le più filocinesi d’Europa – di denunciare l’arresto di alcuni suoi compagni inneggiando a Pechino e muovendo accuse al governo francese. Si trattò di un semplice episodio, emblematico però di un certo clima culturale.

L’episodio è raccontato in Quel che resta di Mao. Apogeo e rimozione di un mito occidentale, volume curato da Mario Tesini e Lorenzo Zambernardi (Le Monnier, Quaderni di Storia, pagine 304, euro 22). Al culto di Mao Zedong resero infatti omaggio molti grandi artisti e intellettuali nel periodo compreso tra gli anni Sessanta e Settanta, da Jean-Luc Godard (con il film ”La chinoise”) a Andy Warhol (con i suoi ritratti in technicolor), da Louis Althusser a Philippe Sollers.[premium level=”1″ teaser=”yes” message=”Per continuare a leggere l’articolo”]

Mario Tesini e Lorenzo Zambernardi, nella loro introduzione a questa antologia di saggi, fanno notare una ”impressionante convergenza”: ”Non solo il più celebre esponente dell’intellighenzia progressista europea (Jean-Paul Sartre) esprimeva approvazione per i metodi utilizzati dal regime maoista, giustificandone in modo implicito le immani violenze compiute, ma anche un presidente francese espressione di tutte le anime della droite (il brillante e tecnocratico Giscard), infine uno dei più grandi interpreti della Realpolitik del secondo dopoguerra (Kissinger) non esitavano, evidentemente con toni e per motivi diversi, a esprimere la loro ammirazione per colui che non soltanto agli occhi della popolazione cinese sembrava aver acquisito l’inedita e grandiosa dimensione del Grande Timoniere”.

Anche la straordinaria circolazione del Libretto rosso delle citazioni del presidente Mao è un fatto sorprendente: distribuita in miliardi di copie in tutto il mondo senza troppi intoppi, la pubblicazione ha avuto una profonda influenza sul dibattito intellettuale delle grandi capitali europee e occidentali. I saggi raccolti da Tesini e Zambernardi, scritti da studiosi di storia, politica internazionale e letterature orientali, fanno il punto sull’evoluzione di un mito tenace e analizzano ”quel che resta di Mao” oggi, al termine di un decennale processo di rimozione.

Sulle tracce del presidente Mao, si va dai rapporti con la politica italiana e internazionale e Kissinger, ma anche l’influenza della guerriglia maoista su lotte lontane e l’imporsi di Mao Zedong come ”icona rivoluzionaria in grado di ispirare lotte per l’indipendenza nazionale in Asia, Africa e Sud America”.[/premium]