L’eredità dei governi di sinistra: la mala burocrazia strangola la crescita

30 Set 2018 12:18 - di

Eccessiva burocrazia, costi per avviare un’impresa, lentezza della giustizia, tasse, sono tra i lacci che impediscono all’Italia di crescere come potrebbe. La “mala burocrazia” costa alle piccole e medie imprese italiane 31 miliardi di euro ogni anno. E’ quanto stima l’Ufficio studi della Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre ). “Siamo soffocati da una mala burocrazia che sottrae ai piccoli imprenditori sempre più tempo e risorse per compilare un numero debordante di adempimenti, di certificati e per onorare una moltitudine di scadenze disseminate lungo tutti i 12 mesi”, spiega l’associazione mestrina in un’analisi basata sui dati dell’ultima rilevazione effettuata qualche anno fa dal dipartimento della Funzione mubblica – Presidenza del Consiglio dei ministri. “Come ha avuto modo di dimostrare l’Ocse nel Rapporto economico sull’Italia di febbraio 2017 – spiega l’associazione nell’analisi – la produttività media del lavoro delle nostre imprese è più elevata nelle zone dove l’amministrazione pubblica è più efficiente. In questo studio, inoltre, si dimostra che l’inefficienza del settore pubblico produce maggiori costi economici soprattutto alle piccole imprese”. Sebbene abbiamo guadagnato 4 posizioni rispetto alla rilevazione precedente, gli ultimi dati della Banca mondiale, ci dicono che tra i 19 paesi dell’area euro, l’Italia si posiziona al 14° posto della classifica generale sulla facilità di fare impresa. “Segnaliamo, in particolare, che siamo però all’ultimo posto della graduatoria sia per quanto riguarda il costo per avviare un’impresa aggiunge la Cgia – (13,7 per cento sul reddito pro capite), sia per l’entità dei costi necessari per recuperare i crediti nel caso di un fallimento (22 per cento del valore della garanzia del debitore). Ci posizioniamo al terzultimo posto sia per quanto riguarda il numero di ore annue necessarie per pagare le imposte (238) sia per il numero di giorni indispensabili per ottenere una sentenza a seguito di una disputa commerciale (1.120 giorni, ovvero poco più di 3 anni)”. Occupiamo il quart’ultimo posto, invece, per quanto concerne il numero di giorni che sono necessari per ottenere il permesso per la costruzione di un capannone (227,5 giorni, pari a 7,5 mesi), mentre ci collochiamo al sestultimo posto per quanto concerne le spese da sostenere in una disputa commerciale (23,1 per cento del valore della merce).

E’ una classifica altrettanto impietosa, continua la Cgia, quella che emerge dall’ultima indagine condotta dalla Commissione europea sulla qualità della pubblica amministrazione a livello territoriale. Rispetto ai 192 territori interessati dall’analisi realizzata nel 2017, le principali regioni del Centro-Sud d’Italia compaiono per 8 volte nel rank dei peggiori 20, con la Calabria che si classifica addirittura al 190° posto. L’ Indice della qualità della pubblica amministrazione è il risultato di un mix di quesiti posti ai cittadini che riguardano la qualità dei servizi pubblici, l’imparzialità con la quale questi vengono assegnati e la corruzione. I servizi pubblici direttamente monitorati a livello regionale sono quelli a valenza più ”territoriale” (istruzione, sanità e sicurezza) ma l’indice tiene conto, a livello Paese, anche di servizi più generali, come ad esempio la giustizia, in modo da stilare altresì una classifica nazionale. Il risultato finale è un indicatore che varia tra 100, ottenuto dalla regione finlandese Åland (1° posto), e zero che ha ”consegnato” la maglia nera alla regione bulgara dello Severozapaden. Sebbene sia relegato al 118° posto a livello europeo, il Trentino Alto Adige (indice pari a 41,4) è la realtà territoriale più virtuosa d’Italia, seguono, a pari merito, altre due regioni del Nordest: l’Emilia Romagna e il Veneto (indice pari a 39,4) che si collocano rispettivamente al 127° e al 128° posto della graduatoria generale. Subito sotto c’è la Lombardia (38,9) che è al 131° posto e il Friuli Venezia Giulia (38,7) che si attesta al 133° gradino della classifica stilata dalla Commissione europea. Male, ribadisce la Cgia, in particolar modo le regioni del Mezzogiorno dove si registrano le performance più preoccupanti. Se la Campania (indice pari a 8,4) è al 186° posto, l’Abruzzo (6,2) è al 189° e la Calabria, il territorio in cui la Pa funziona peggio tra tutte le nostre 20 realtà regionali, è addirittura al 190° gradino della graduatoria generale, con un indice di soli 1,8 punti. I 31 miliardi all’anno sono “una cifra spaventosa – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – in parte imputabile anche al cattivo funzionamento della macchina pubblica che ormai sta diventando la principale nemica di chi fa impresa. Sempre più soffocate da timbri, carte e modulistica varia, questa via crucis quotidiana costa a ognuna di queste Pmi mediamente 7.000 euro all’anno”. “I tempi e i costi della burocrazia sono diventati una patologia che caratterizza negativamente il nostro Paese. Non è un caso che molti operatori stranieri non investano da noi proprio per l’eccessiva ridondanza del nostro sistema burocratico. Incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza giuridica e adempimenti troppo onerosi hanno generato un velo di sfiducia tra imprese e Pubblica amministrazione che non sarà facile rimuovere in tempi ragionevolmente brevi”, aggiunge il segretario della Cgia, Renato Mason.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Giuseppe Forconi 1 Ottobre 2018

    …..seppure strangolati dai passati governi di sinistra che ci ha lasciati a pane e acqua…….. ci sono ancora qualche migliaio di accoliti che non smetteranno mai di appoggiare il ritorno di tali governi. E’ forse la voglia di farsi del male ? Bisogna essere cinici e menefreghisti per perseverare su tale strada, veramente diabolico.

  • Guido955 30 Settembre 2018

    Ricordo il tentativo di Calderoli per ripulire la macchina burocratica. Oggetto di derisione non ha potuto fare granchè. Non mi illudo di vedere velocizzazioni in strutture ormai elefentiache e per alcune delle quali la stessa farraginosità del sistema è motivo principale della loro esistenza.

  • sergio 30 Settembre 2018

    in italia sono 50 anni e oltre che leggi infami e burocrati che le applicano fanno morire la nostra terra,nessuno neanche forza italia prima edizione non ha mai pensato di eliminare leggi e burocrati e oggi 2018 ci lamentiamo ancora. abbiamo quello che ci meritiamo.

  • Massimilianodi SaintJust 30 Settembre 2018

    Buona legge, ma con burocrazia es.: la riduzione imu per canoni concordati. Ebbene occorre comunicare ai comuni etc etc, ma non bastava mettere nel mod, F24 gli estremi dell’atto registrato? Che c’entrano i comuni se è un accordo tra proprietà edilizia e sindacati inquilini? Vessare i cittadini, specie i più anziani e costi del personale alle stelle!