Dalla Flat Tax alla Fornero: tutte le misure della prossima manovra

15 Set 2018 9:42 - di

Lavori in corso nel cantiere della legge di Bilancio che approderà in Consiglio dei ministri a metà ottobre: dalla flat tax al reddito di cittadinanza, passando per i ritocchi alla Fornero, la riedizione del piano Industria 4.0, la pace fiscale e il parziale riordino della giungla delle detrazioni/deduzioni fiscali, gli interventi che potrebbero entrare nella manovra 2019 sono continuamente oggetto di scrutinio.

Nella prima manovra targata Lega-M5s dovrebbe comunque esserci almeno un avvio di flat tax, reddito di cittadinanza e riordino della Fornero, i tre cavalli di battaglia che hanno caratterizzato la campagna elettorale dei due partiti, poi inseriti nel contratto di governo. L’entità degli interventi dipenderà tuttavia dagli spazi di bilancio che si creano nel negoziato con Bruxelles e dalle risorse della revisione della spesa.

Manovra, ecco le misure

 Sgravi fiscali– Sul fronte della tassa piatta, per le partite Iva con ricavi fino a 65mila euro (circa 2 milioni) si dovrebbe introdurre un regime forfettario al 15% (comprende tutti i tributi, anche l’Iva) e il 20% sui ricavi tra i 65mila e i 100mila euro. Sul tavolo anche l’opzione di un taglio delle accise, la cedolare secca sulla locazione degli immobili commerciali, l’Ires al 15% per le società che reinvestono gli utili. Si ragiona anche su un taglio dell’Irpef, dal 23 all 22%, ma i commercialisti mettono in guardia contro i risultati esigui di un simile intervento: in base ai calcoli dell’Consiglio della categoria costerebbe intorno ai 4 miliardi con un vantaggio economico per il contribuente tra i 7 e i 12,5 euro al mese. È possibile comunque che la riduzione Irpef slitti al 2020.

Reddito di cittadinanza– Per finanziare il reddito di cittadinanza, servirebbero almeno 10 mld di euro, dei quali 2 mld solo per potenziare i centri per l’impiego. Ma la spesa potrebbe calare includendo in questa misura il Rei, il reddito di inclusione varato dai governi del Pd per gli indigenti e Garanzia Giovani. Per reperire altre risorse si ragiona anche alla possibile abolizione della Naspi, l’assegno di protezione temporanea della disoccupazione, e resta sul tavolo l’ipotesi di cancellare il bouns da 80 euro. La posta in ballo è ghiotta visto che la misura voluta dall’ex premier Matteo Renzi liberebbe circa 9 mld di euro.

Pensioni– Sul fronte previdenziale si lavora a due fascicoli: la quota 100 cara alla Lega e le pensioni di cittadinanza volute dai cinquestelle. Sul primo versante si stanno valutando i ritocchi alla Fornero riducendo l’età di ritiro dal lavoro con l’introduzione di quota 100: il vicepremier Salvini punta a 62 anni di età e 38 di contributi, mentre al Tesoro si lavora su 64 anni e 36 di contributi. La seconda misura consiste nell’allineamento graduale dell’assegno dei pensionati indigenti (in totale 4,5 milioni) a quota 780 euro mensili, valore appunto che l’Istat considera come soglia di povertà. Per avviare l’intervento si ragiona sul taglio delle pensioni d’oro, quelle superiori ai 4mila euro non giustificati dai versamenti contributivi, che porterebbero però una cifra esigua, circa qualche centinaio di milioni di euro.

Clausole– Nella manovra il governo dovrebbe anche disinnescare 12,5 mld di rialzi dell’Iva che scattano in automatico in caso di mancato adempimento degli impegni di bilancio.

Pace fiscale– Il governo studia anche diverse declinazioni di pace fiscale: sul fronte leghista si punta ad un intervento di più ampio respiro sulla falsa riga del tombale di Tremonti del 2002, sul fronte M5S si opta per introdurre uno sconto molto vantaggioso per erodere l’enorme mole di cartelle di difficile riscossione.

Decontribuzioni– Verso la riconferma le decontribuzioni al 100% per le assunzioni stabili al Sud.

Industria 4.0-bis– La nuova legge di Bilancio dovrebbe inoltre contenere una riedizione del piano Industria 4.0 estendono gli incentivi all’innovazione alle pmi.

Rordino delle quasi 800 tax expenditures– Anche il governo giallo-verde accarezza l’idea di sfoltire la selva delle 799 agevolazioni-detrazioni fiscali, pari nel 2016 a 313 mld di euro (l’8% del pil, percentuale che fa schizzare l’Italia in cima alla classifica Ue per “sconti” in relazione al prodotto interno lordo, e al secondo posto nel mondo). Capitolo altamente impopolare al quale mettere mano, nel taglio delle tax expenditures si sono già cimentati senza successo diversi governi del passato.

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