Come in “Csi”: anche la polizia italiana ora usa il riconoscimento facciale (video)

7 Set 2018 16:32 - di Sveva Ferri

Il sistema estrae il volto del presunto criminale dai video di sorveglianza o anche da una folla che sembra indistinta, lo paragona a quelli in archivio e, se c’è una corrispondenza, è fatta. Succede abitualmente nei telefilm americani e ora anche nelle sale operative della polizia italiana, che con il riconoscimento facciale ha arrestato, per esempio, due georgiani ritenuti responsabili di un furto in abitazione commesso a luglio, a Brescia.

Il software che fornisce questo nuovo strumento investigativo si chiama “Sari”, Sistema automatico di riconoscimento immagini, ed è appena uscito dalla fase di sperimentazione. «Il Sari Enterprise – ha spiegato la polizia – consente di effettuare ricerche nella banca dati A.F.I.S. (la stessa banca dati delle impronte digitali), attraverso l’inserimento di un’immagine fotografica di un soggetto ignoto che, elaborata da due algoritmi di riconoscimento facciale, fornisce un elenco di immagini ordinato secondo un grado di similarità. Nell’ipotesi di match, al fine di integrare l’utilità investigativa del risultato con un accertamento tecnico a valenza dibattimentale, è comunque necessaria una comparazione fisionomica effettuata da personale specializzato di Polizia scientifica».

I due georgiani presunti ladri di Brescia sono stati identificati così, confrontando le immagini di una telecamera di videosorveglianza, installata nello stabile in cui è avvenuto il furto, con i volti di milioni di soggetti schedati. Una tecnica investigativa che la Squadra mobile di Brescia ha integrato con quelle più tradizionali: il quadro indiziario a carico dei due stranieri, che vivevano in provincia di Verona, è stato completato con il ritrovamento degli indumenti indossati durante il furto e l’analisi dei tabulati telefonici.

 

 

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