Venezuela, a milioni fuggono dal comunismo: i vicini chiudono i confini

25 Ago 2018 18:58 - di Annamaria Matticari

La crisi migratoria che sta vivendo il Venezuela, da dove ogni giorno centinaia di persone fuggono in direzione dei Paesi vicini per sfuggire alla mancanza di cibo, medicinali e altri generi di prima necessità dovuti al governo del comunista Maduro, è paragonabile a quella nel Mediterraneo. Lo ha denunciato Joel Millman, portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo cui la continua partenza di persone come le recenti violenze al confine con il Brasile rappresentano il segnale di allarme che la regione ha bisogno di aiuto. “Si sta creando un momento di crisi che abbiamo visto in altre parti del mondo, in particolare nel Mediterraneo – ha detto il portavoce dell’Oim ai giornalisti – Una situazione difficile può rapidamente trasformarsi in una situazione di crisi e dobbiamo essere pronti”. In quest’ottica, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, sta per dare il via libera all’istituzione di un team speciale per coordinare la risposta regionale alla crisi migratoria venezuelana, mentre l’Ecuador ospiterà un summit di 13 Paesi della regione il mese prossimo. Dal 2014 oltre due milioni di venezuelani hanno lasciato il Paese.

Il Perù ha introdotto nuovi requisiti di ingresso per arginare l’afflusso di migranti venezuelani in fuga dal loro Paese a causa della grave crisi economica e sociale in corso. In particolare per entrare in territorio peruviano non basterà più solo la carta d’identità, ma sarà obbligatorio avere un passaporto, anche se i bambini, le donne incinte e gli anziani sono esentati. Il primo ministro peruviano César Villanueva ha affermato che chiedere ai venezuelani di mostrare il passaporto al confine non significa che il Perù stia “chiudendo la porta” ai migranti. Ma le carte d’identità, ha spiegato, non forniscono informazioni sufficienti e potrebbero essere facilmente falsificate. Regole simili sono state introdotte dall’Ecuador la scorsa settimana, con la conseguenza che migliaia di venezuelani si erano ritrovati bloccati in Colombia. Successivamente è stato annullato l’obbligo del passaporto per i bambini e gli adolescenti venezuelani che arrivano nel Paese accompagnati da genitori o tutori che però abbiano il documento. Da parte sua lo Stato brasiliano di Roraima, nel nord del Paese, ha chiesto la chiusura temporanea del confine con il Venezuela dopo le aggressioni registrate nel fine settimana ai danni di immigrati provenienti dal paese limitrofo. Il governo federale, intanto, ha annunciato l’invio di 120 uomini per garantire maggiore sicurezza nel Roraima. Il governo dell’Ecuador ha annunciato la creazione di un “corridoio umanitario” che trasporterà in autobus i migranti venezuelani verso il confine con il Perù lungo un tragitto di 800 chilometri. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno, Mauro Toscanini, sottolineando che la maggior parte dei venezuelani in fuga sono diretti in Perù, Bolivia, Cile e Argentina. Il massiccio esodo di migranti venezuelani sta creando una forte pressione sull’Ecuador che aveva inizialmente cercato di bloccare gli arrivi vietando l’ingresso a chi non ha il passaporto.

Commenti

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  • Giuseppe Tolu 26 Agosto 2018

    Ecco a cosa porta il comunismo, più chiaro di così!