Longanesi, la sua fulminante maestria è un antidoto all’atrofia cerebrale

30 Ago 2018 13:06 - di Gioacchino Rossello

Iconoclasta lo nacque Leo Longanesi. E perciò litigo con tutti. Anzitutto con quelli che più stimò. Inutile chiedersi il perché: lui era fatto così. Avrebbe litigato pure con se stesso, trovandosi gustosamente in disaccordo con quanto a volte detto o scritto o pensato. Quello era il carattere. E quello era il genio. Multiforme, poliedrico capace di amare perdutamente ogni cosa che diceva di odiare. Era nato proprio oggi, 30 agosto. Oggi come appena centotredici anni fa. Cosicché la fortuna gli cosentì di vivere la metà giusta del secolo breve: quella più carica di avvenimenti e più povera di ipocrisie. Un fermento che sfociò in conflitto per poi tornare a fermentare e confliggere ancora. Ecco, Longanesi non si perse proprio nulla, neppure una battuta. Sincero sino al parossismo, disobbediente sino all’ultimo respiro: è stata questa la cifra del fondatore de L’Italiano, di Omnibus e del Borghese. «Un grande maestro. Insopportabile, cattivo, ingiusto, ingrato. Ma un grande maestro. L’ultimo»: la carezza travestita da graffio di Indro Montanelli rende ancora l’idea. Così come la lettura di una qualunque delle sue opere, a cominciare da “La Sua Signora” (di cui proprio Montanelli scrisse la Prefazione con quella mirabile sintesi), il taccuino postumo ripubblicato recentemente. Lettura che servirebbe davvero a tanti giovani distratti o disinteressati o dispersi nel nulla dell’ubriacatura social. Giusto per ritrovarsi e per ritrovare la voglia di avere un dubbio e di porsi una domanda. Spunti, intuizioni, epigrammi, sarcasmi e frammenti di un uomo che «amava appassionatamente tutto ciò che diceva di odiare». Colui che – ha ben sottolineato Pietrangelo Buttafuoco nella Postfazione a quella recente ristampa – ha saputo «cogliere quel qualcosa che continua a vivere fino a noi» così come «la fulminante maestria con cui riesce a spiegare in un dettaglio un fatto di portata epocale». Perchè Longanesi è null’altro che un pozzo di percezioni. Una inarrestabile spinta al miglior funzionamento dei nostri neuroni: l’antidoto all’atrofia cerebrale.

Commenti

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  • Angela 31 Agosto 2018

    Un bipolare geniale?parrebbe di sì.