Ago 27 2018

Enea Franza @ 12:21

Contro la speculazione finanziaria va attivata la lotta alle fake news

Riceviamo da Enea Franza e volentieri pubblichiamo:

I giornali economici di metà agosto hanno dato notizia di una nota che Bank of America ha trasmesso ai suoi clienti e che prevede per l’Italia uno spread fra Btp e Bund fino a quota 170 (dagli oltre 250 di questi giorni). Direte, una buona notizia finalmente… No, non è esattamente cosi! La stessa nota di Bank of America prevede, infatti, in caso di manovra sgradita ai mercati, l’ipotesi di uno spread in crescita fino a 400 punti base entro fine anno. Bene, si potrebbe tutto ciò potrebbe essere anche letto come una minaccia ( non tanto velata) al governo attualmente in carica, ma per sapere effettivamente quello che succederà non occorrerà attendere molto. Già dalle prossime settimane le società di rating cominceranno a diffondere al mercato le proprie reviews. Aprirà i giochi, il prossimo 31 agosto, Fitch l’agenzia di rating che attualmente ha una visione stabile ed un rating BBB sull’Italia; poi il 7 settembre sarà la volta di Moody’s, con un rating Baa2 e una visione negativa. Più avanti, il 26 ottobre, sarà invece la volta di S&P, attualmente con visto sul Paese stabile a BBB.

Ma i mercati non dormono mai e le avvisaglie di quello che si teme avverrà sembrano essere sotto gli occhi di tutti. Oltre alle vendite di cui leggete su tutti i giornali, alcuni dei maggiori dei fondi di investimento internazionali di tipo hedge (ovvero, con possibilità di scommettere al ribasso) sono dall’inizio dell’anno impegnati nell’acquisto di nostri titoli di Stato. A parer dello scrivente, ciò comproverebbe che i “mercati” si aspettano un ribasso futuro delle quotazioni dei BTp (ed un conseguente rialzo dei tassi che si muovono in direzione opposta ai prezzi). Questo, ricordiamolo, perché i prestiti vengono chiesti da chi ha intenzione di vendere allo scoperto (o lo ha già fatto) e prevede di riacquistare gli stessi titoli successivamente a un prezzo più basso, lucrando in tal modo la differenza tra prezzo di vendita (allo scoperto) e di acquisto (successivo), al netto degli interessi sul prestito. A pesare sulla scommessa al ribasso, ci sono naturalmente sempre gli stessi motivi: la debolezza strutturale del nostro sistema economico, messo in ulteriore difficoltà nelle esportazioni dal dollaro estremamente forte ed i dati economici del periodo estivo, che non hanno evidenziato volumi di investimento in controtendenza rispetto al recente passato. Il caso Atlantia, peraltro, alimenta l’idea di pressapochismo della compagine governativa.

Naturalmente tutto ciò costituisce un terreno fertile per la speculazione finanziaria, vero rischio sul lungo termine. Su quest’ultimo aspetto ricordiamo che l’ultima volta che c’è stato un reale attacco speculativo al nostro Paese fu all’inizio dell’estate del 2011, a cui fece seguito l’autunno del boom dello spread e il governo Monti. Ora sembra che ci risiamo, con un aggravante in più: Il pericolo di fake news create ad arte per alimentare la disinformazione, la confusione e saturare l’informazione con aspettative di ulteriore crisi.

L’utilizzo di fake news in territorio finanziario non è un fatto innovativo. Basta pensare allo scoop firmato da Vincent Cassano comparso il 18 gennaio 2012 sul noto sito di finanza Seeking Alpha, dove l’autore rivelava come ImmunoCellular Therapeutics, azienda farmaceutica californiana quotata a Wall Street, avesse scoperto un trattamento anticancro (chiamato ICT-107) più economico e competitivo di quelli dei concorrenti, provocando un incremento in pochissime tempo di circa il 260% delle quotazioni dell’azienda. Peccato che la notizia si è rilevata poco mesi dopo priva di fondamento e che Sec abbia rilevato che Vincent Cassano era in realtà pagato dalla azienda farmaceutica per scrivere. Non è naturalmente un caso isolato. Ricordiamo il caso della società farmaceutica californiana CytRx, quotata al Nasdaq, che nel 2013 commissionò ad una società il compito di creare fake news per stimolare l’interesse degli investitori in vista di un possibile aumento di capitale. Riferisco di questi episodi perché definitivamente accertati dalla Sec e, con uno schema di azione che, a partire dall’allora pare essere sempre lo stesso. Veicolare una fake news – che deve avere come punto forte una base credibile che induce l’utente al dubbio – attraverso un sito poco conosciuto e farlo riprendere da una agenzia ufficiale (meglio se governativa) per dargli credibilità. Il gioco è fatto. I siti “complottisti” (con dolo, sensazionalismo, disattenzione) ed i trolls, ovvero, batterie di computer che rimbalzano sui principali social le informazioni provenienti da certi siti web, fanno il resto. Una volta arrivata sui social la notizia gode della spinta dei singoli utenti che amplificano le informazioni diffuse. Ed i danni possono essere enormi. Nel settore finanziario, poi, vale molto di più che in altri campi la c.d. legge di Robert K. Merton, ovvero, la regola della profezia che si auto-avvera. Mi spiego con un esempio. La convinzione diffusa dell’imminente crollo di un’azienda, determina una perdita di fiducia degli investitori che possono mettere in atto una serie di reazioni tali da causare proprio il crollo della stessa. Come si percepisce, dunque, il pericolo esiste.

Il periodo che si apre sarà una vera resa dei conti, che deve far riflettere chi ha la responsabilità di guidare il Paese. Gli attacchi verranno da ogni parte, ma sul terreno finanziario, come la vicenda del governo Berlusconi si è incaricata di dimostrare, l’Italia è più debole. E le elezioni americane e francesi evidenziano che dietro la diffusione di notizie false non ci sono solo compagnoni che se la ridono ma organizzazione economiche e stati sovrani. Dunque prepariamoci ad affrontare una vera e propria combattuta con la disinformazione, al fine di destabilizzare il Paese.

Che fare ? Proprio dalle elezioni francesi devono essere tratti insegnamenti che ci permettono di adottare idonee contromisure, che possono essere sinteticamente riassunte in almeno cinque prioritarie ed irrinunciabili iniziative. La creazione di appositi attori indipendenti che valutino le informazioni e, se del caso, le ribaltino. Sia di esempio il progetto Crosscheck, promosso da First Draft News (network globale dedicato alla verifica delle informazioni) e Google News Lab. In quel caso più di 37 partner francesi, tra cui le principali testate giornalistiche, hanno iniziato a collaborare insieme su una piattaforma online per la verifica delle informazioni sospette di falsità. Ma ben possono essere utilizzate (rafforzandone i poteri) le autorità di settore. Punto due. Potenziare il processo di alfabetizzazione digitale, con campagne di sensibilizzazione, tramite mezzi di comunicazione tradizionale e digitale, per aumentare il livello di consapevolezza delle persone sul tema delle fake news e su come riconoscerLe. In merito, tanto per fare un semplice esempio, imparare a diffidare (e dunque semplicemente controllare) le dichiarazioni più esagerate magari, imparando a seguire la fonte della notizia – fonte che può essere una testata autorevole, ma la cui notizia è stata modificata in alcuni passaggi fondamentali per cambiarne il significato – oppure ancor più semplicemente imparare a verificare il dominio, in quanto, infatti, numerosi siti di notizie false scelgono domini che ricordano testate reali. Imparare a reagire alle fake news. Ad esempio su Facebook è possibile segnalare le notizie come false, e la piattaforma sottoporrà l’autore ed il sito a revisione; anche Google ha una funzione di feedback per le bufale nei risultati delle ricerche. Da qualche tempo anche la Polizia Postale italiana ha attivato una pagina per segnalare potenziali notizie false. La notizia «denunciata» sarà analizzata e valutata anche ai fini penali (come ad esempio per i reati di diffamazione o calunnia). Ma, in particolare per le notizie che colpiscono gli interessi del nostro Paese, il Governo dovrà prendere idonee precauzioni tecniche e fare “pressione politica” sui soggetti che si ritengono responsabili.

Insomma l’unica cosa non ammissibile – per la difesa del Paese – sarebbe di starsene con le mani in mano, e questo è un rischio da evitare assolutamente.