Autostrade, Rampelli: no alla furia ideologica, lo Stato resti nella gestione

23 Ago 2018 15:48 - di

“La furia ideologica pro privatizzazioni c’è stata, ha fatto danni all’Italia e deve essere consegnata al passato. Lo Stato ha fatto bene a liberarsi dell’Olio Bertolli, dei Supermercati GS, a non produrre più panettoni o latticini, ma quando si interviene su strutture strategiche, come ponti, viadotti, gallerie, reti autostradali o di telecomunicazioni, trasporto aereo, porti e aeroporti, bisogna andarci con i piedi di piombo”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera e deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli nel corso della trasmissione Coffee Break interpellato sulle scelte del governo in merito ad Autostrade. “Occorre valutare laicamente costi e benefici e – spiega – se prevalesse la valutazione positiva sulla cessione ai privati, da quel preciso istante lo Stato deve diventare controparte e controllare ossessivamente il rispetto dei contratti di servizio, la qualità e la quantità delle opere realizzate, le manutenzioni per evitare che il privato si sottragga ai propri compiti per aumentare i profitti. La cosa diventa ancora più inaccettabile se le infrastrutture concesse sono state realizzate con i soldi dei cittadini e su quelle il privato incassa il pedaggio”. “Il regime concessorio – sottolinea ancora Rampelli – può quindi essere una trappola mortale per i cittadini. Bisogna aprire un’indagine ampia per capire quale sia la convenienza per i cittadini su quei servizi concessi dallo Stato al privato. E comunque per giungere all’eventuale rinegoziazione della gestione autostradale non può che rendersi necessaria la revoca e la nazionalizzazione, anche temporanea”. “Non è detto infatti – dice Rampelli – che la nazionalizzazione debba essere il destino delle autostrade, ma comunque lo Stato deve restare all’interno della società che gestirà Autostrade. Invece non si è nemmeno tenuto la golden share, la quota d’oro, con la relativa possibilità di interdizione sulle scelte del socio e sugli indirizzi strategici. La privatizzazione fu fatta dalla sinistra con superficialità”, conclude Rampelli.

Commenti

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  • leonardo rocco tauro 24 Agosto 2018

    La nazionalizzazione non è il male assoluto. La sinistra, incapace e ipocrita, ha delegato i settori vitali ai privati della peggiore specie, arricchendoli in modo vergognoso. Oggi la società ha bisogno di più stato e non meno. Essere patrioti e sovranisti vuol dire innanzitutto questo. I privati non potranno mai pos-porre i propri interessi a quelli generali della nazione. Bene Fabio Rampelli.-

  • travajuemenomusse 24 Agosto 2018

    La furia ideologica del privatizzare è stata alimantata dall’ascesa di una classe dirigente che ha distrutto il sistema tecnico e della Ricerca e Sviluppo nelle scuole tecniche, nella Università, nella Industria. Dove il tecnico doveva prostrarsi per domandare poche centinaia di mila lire per avere una strumntazione digitale al passo con i tempi o quando “doveva accontentarsi di lavorare mettendo vicino i soldi dei parenti” perchè il suo stipendio era stato concordato. Una furia ideologica determinata da aziende PRIVATE di altissimo livello che sfornavano prodotti allo stato dell’arte. Aziande private non soffocate da normative, tasse e gioghi insopportabili. Aziande private i cui dipendenti veniva curati dalla Mutua nel giro di giorni e non sballottati per mesi e tornavano sul lavoro in regime di LIBERA concorrenza. Questo non c’è più, concessioni che hanno regalato pezzi di prorpietà di tutti gli italiani per essere soggiogati con tariffe arbitrarie e svuotando amministrazione pubblica dei pochi tecnici rimasti, non rimpiazzati da tecnici dei concessionari. Il ponte Morandi è solo uno degli episodi e fa domandare alle perosne preparate e razionali NON di tornare indietro, ma COME tornare ad una amministrazione tecnica saggia, economica, efficace. Forse aver abdicato alla burocrazia ha fatto in modo che la razza tecnica si sia estinta. E allora da dove ricominciare? dagli impreparati? dai rottamati ormai fuori moda? dai capannoni che ieri erano di validissimi artigini e oggi sono magazzini di paccottiglia?

  • Ercole Graziadei 24 Agosto 2018

    Basterebbe che in questi casi lo stato desse l incarico ad un ENTE terza parte indipendente di controllare l operato della concessionaria. Gli arabi che non sono scemi quando fanno le gare d appalto danno l incarico al secondo arrivato di controllare l operato del primo che ha vinto la gara. Si può star certi che il secondo sarà prontissimo a rilevare gli errori del primo

  • bruno 24 Agosto 2018

    Condivido in pieno quanto sostenuto da Rampelli; l’operazione può avere buon fine a considerazione che il Governo sia formato da una classe politica onesta e coesa.

  • Giovanni Acquaviva 24 Agosto 2018

    Il pubblico servizio, per la sua stessa natura, non può guadagnare. Pensiamo ad es. alle autolinee di una zona: se alcune tratte “potrebbero” essere in attivo (se tutti pagassero il biglietto… il che non è), molte altre costano più di quanto non rendano, ma non sono eliminabili, in quanto si tratta, per l’appunto, di un “pubblico servizio”. Questo si applica a molti altri servizi, come l’energia, le autostrade, le ferrovie le telecomunicazioni (comprendenti anche “la rete”) ecc. Per questo, anche chi, come me, è di animo e formazione liberale e non statalista, non può non riconoscere la necessità di statalizzare, almeno nel controllo, questi settori. Chiaro che la corruzione e il magna-magna c’è e ci sarà sempre, ma forse lo si potrebbe ridurre, se non eliminare del tutto, con un minimo di controllo e di onestà.

  • Tita presti 24 Agosto 2018

    Raziocinio, saggezza, onestà, sembra siano attributi che non fanno più parte del mondo politico e manageriale. Solo ripicche e voler affermare le proprie ragioni, anche quando gli errori sono evidenti. Non c’è peggior cieco di quel che non vuol vedere…. Sono anni che attendo segni di rinsavimento. Vediamo se lezioni severe ci faranno rinsavire e impariamo a collaborare fattivamente senza buttare Tullo all’aria…..

  • Giuseppe Forconi 24 Agosto 2018

    In parole povere…. niente sub-appalti, lo Stato fa e controlla e chi sgarra paga ma paga di brutto. Fuori tutti gli interessi politici e mafiosi e vediamo se di una buona volta si possono fare le cose correttamente e far camminare l’Italia.

  • Aurora De palma 24 Agosto 2018

    Rampelli ha ragione, ma visto che lo stato dovrebbe controllare, ed i controllori potrebbero fare gli interessi dell’azienda, (ne abbiamo viste di cose) , nn sarebbe più semplice se direttamente? gli introiti rimarrebbero nello stato e per i cittadini. Capisco che a parole può essere semplice, ma secondo me si potrebbe fare

  • sergi 24 Agosto 2018

    Sono d’accordo quello che dice l’amico, si può fare come la Germania autostrade gratis e senza limiti di velocità per agevolare per quelli che lavorano tutti i giorni. con le tasse e pedaggi dei lavoratori si arricchiscono sempre i soliti ladroni.

  • Massimilianodi SaintJust 23 Agosto 2018

    Ladri e corrotti, autostrade fatte con le mie imposte e svendute a privati! In Germania niente pedaggi, nè limiti di velocità, così si dà energia e forza alla nazione!Rinazionalizzare le autostrade, curate dall’ANAS e fruite da chi paga la tassa di circolazione, destinata alle manutenzioni.