Ad Agrigento l’altro ponte Morandi che fa paura: è chiuso dal 2017 (video)

14 Ago 2018 16:58 - di Milena De Sanctis

Il disastro di Genova riaccende i riflettori su un altro ponte Morandi: quello di Agrigento. Due strutture che portano il nome dello stesso progettista. Costruito tra gli anni ’60 e ’70, stessa epoca dell’infrastruttura genovese inaugurata nel settembre 1967, il viadotto Morandi agrigentino (oggi diviso in viadotto Akragas I ed Akragas II) collega il centro storico con Villaseta, quartiere sorto dopo la frana che il 19 luglio 1966. Il viadotto della Città dei Templi è in gran parte chiuso dal 2017 per gravi problemi strutturali ed è in attesa di lavori di manutenzione. I due viadotti pur portando il nome dello stesso progettista sono stati realizzati da ditte di costruzione diverse.

Ponte Morandi di Agrigento: il video-denuncia

Due anni fa a far scoppiare il caso ad Agrigento era stato un video-denuncia dell’associazione MareAmico (GUARDA IL VIDEO): «Tondini troppo piccoli, sabbia di mare e non di fiume e soprattutto niente manutenzione». Subito dopo il viadotto era stato chiuso dall’Anas. Da allora è in attesa di lavori. «La gara –  dice il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto – sarà avviata in autunno e si prevedono lavori della durata di due anni». Importo 30 milioni di euro. Per mesi, quest’anno, si è svolto un dibattito sulla possibilità di non ristrutturare il viadotto ma di abbatterlo costruendo una viabilità alternativa. Nel frattempo per collegare i due poli del viadotto si usa una strada secondaria. Il viadotto ha permesso prima della sua chiusura un collegamento rapido, ma dal punto di vista dell’impatto visivo e ambientale ha ricevuto da sempre forti critiche poiché i suoi alti piloni attraversano un territorio ricco di bellezze paesaggistiche e archelogiche uniche al mondo come quelle della Valle dei Templi.

Commenti

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  • Francesco Desalvo 16 Agosto 2018

    Dalla figura si vede che è stato usato cemento “portland” invece che “pozzolanico” o di “altoforno”.
    Se sul portland arriva acqua anche leggermente solfatica si forma un composto particolare “ettringite” che è più voluminoso del calcestruzzo, pian piano lo indebolisce ed arrivando all’armatura ne riduce la forza di aderenza cemento/ferro. In località vicine al mare quando spira “vento di mare” arrivano microscopiche goccioline che contengono ione solfato, e questo lentamente ma continuamente penetra e genera appunto ettringite (secondaria).
    Ho avuto occasione di vedere parecchi anni addietro un esempio in una raffineria di Agrigento. Avevano costruito progressivamente 6 torri di raffreddamento alimentate con acqua dolce del fiume Ciane, per una settima non c’era più disponibilità ed avevano dovuto usare acqua di mare. Prevedendo il pericolo avevano appunto usato un cemento adatto. A quell’epoca non c’erano ancora le casserature in ferro e per i getti erano state usate tavole di legno. Dopo oltre vent’anni di pioggia continua di acqua marina si vedevano ancora le impronte delle tavole non piallate. Della gambe delle prime 6 torri meglio non parlare.

  • Giuseppe Forconi 15 Agosto 2018

    Da un appalto ad altro appalto ad altro appalto e cosi’ via dicendo. L’ultimo che lo costruira’ usera’ il cartone per risparmiare. Non ci credete ? Chiedetelo ai passati governi di sinistra che lo autorizzarono a suon di mazzette.

    • Giuseppe Tolu 16 Agosto 2018

      ???