Selvaggia Lucarelli demolisce quelli di Rolling Stone: siete molto peggio di Salvini

6 Lug 2018 16:32 - di Romana Fabiani

«Noi non stiamo con Salvini». Ma noi chi? Si rivela un boomerang il titolo di copertina, rigorosamente arcobaleno, scelto dalla rivista Rolling Stone per “presentare” la raccolta di firme di musicisti, scrittori e personaggi televisivi, contro l’uomo “nero” della Lega. Dopo la presa di distanza di Enrico Mentana che, con “sorpresa”, scopre di essere, a sua insaputa, nell’elenco degli anti-salviniani («Quando voglio dire qualcosa, la dico. In prima persona, avendo la fortuna di poterlo fare in tv, e potendolo fare come tutti qui su Fb») e le smentite dello scrittore Alessandro Robecchi, del fumettista Gianni Gipi Pacinotti e della scrittrice Valentina Petrini, arriva l’affondo di Selvaggia Lucarelli contro il mensile che conosce bene per averlo diretto fino a pochi mesi fa. Chi tace è complice, sussurra Rolling Stone in copertina, e allora la blogger più amata e odiata d’Italia, prende carta e penna e “parla”. «Scorretti e illiberali in quella redazione», scrive in un lungo post su Facebook, descrivendo un ambiente tutt’altro che tollerante e pluralista. Dopo aver sbugiardato l’operazione, «viene fatto passare per appello un collage di pensieri contro Salvini di vari personaggi tra cui Mentana che smentisce di aver aderito», la Lucarelli spiega di aver dato le dimissioni perché «di moderno, libero, solidale» nella redazione di Rolling forse al massimo «c’è la macchinetta del caffe, che distribuisce caffè a tutti». «Se fate una copertina di sinistra, parlando di libertà, accertatevi di praticare tutto ciò che rende così diversi da Salvini», scrive rivolgendosi agli “amici” della rivista e alla doppia morale del mensile che strizza l’occhio al buonismo, dispensa a piene mani umanità e solidarietà. Ma solo a parole. E giù con gli esempi. «Nei tre mesi in cui ho provato a lavorare con voi, mi è stato impedito di realizzare un servizio su ticket one e la truffa del secondary ticketing per ragioni di convenienza, mi è stato proibito di far esprimere libere opinioni a giornalisti per ragioni di denaro o convenienza. È venuto l’Inpgi per controllare le posizioni lavorative dei giornalisti e diverse persone sono state fatte scappare giù in strada». L’editore urla e umilia continuamente i suoi dipendenti, racconta Selvaggia, «ergo, da voi la copertina di sinistra proprio no…». Se qualcuno non avesse ben compreso, la Lucarelli ci pensa con un tweet: «Quello che intendevo dire è che se vuoi fare la copertina in difesa dei deboli parti dai diritti del ragazzino e della mamma vicini di scrivania. Facile lo spot col ministro antipatico».

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