Reggio Calabria, fratture curate con pezzi di cartone, mancano i gessi

31 Lug 2018 10:32 - di Gabriele Alberti

Lo scandalo, l’assurdo. Rompersi una gamba in quel di Reggio Calabria di questi tempi è un problema. Quella foto-choc con la gamba ingessata con pezzi di cartone è un cazzotto allo stomaco, l’emblema di un’emergenza vera, questa sì che dovrebbe fare indignare la politica. Può accadere l’incredbile, come al pronto soccorso dell’ospedale di Reggio Calabria, dove  sono finiti gessi e tutori e per immobilizzare fratture e distorsioni vengono utilizzati dei cartoni. Una situazione scandalosa. Le foto choc mostrano come i pazienti siano sottoposti a cure «artigianali» in assenza delle sturmentazioni adatte, specialmente la notte. Una fake news? Purtroppo no.

«E’ vero, può capitare: al pronto soccorso di Reggio fratture e distorsioni si immobilizzano con i cartoni. E questo nonostante si tratti di un Dea di II livello». A confermare all’Adnkronos Salute quanto denunciato dal Corriere della Calabria (da cui sono state diffuse le immagini delle improbabii ingessature) è Gianluigi Scaffidi dell’Anaao Assomed Calabria. «Di notte ortopedia è chiusa, e i pazienti che si recano al Pronto soccorso dell’ospedale può capitare di venire immobilizzati per una frattura o una distorsione con dei cartoni». Come mai? La colpa sarebbe delle scarse forniture: «Il personale è costretto ad arrangiarsi», dice Scaffidi.  Una risposta sconcertante. Una situazione incredibile in un Dea di II livello, aggiunge il rappresentate dell’Anaao regionale.

Quelle realizzate con cartoni e nastro adesivo o cerotti sono immobilizzazioni temporanee «per le quali esistono apposite guide pneumatiche, che evidentemente qui non sono disponibili», conclude Scaffidi. «In Calabria – dice – pensiamo all’ospedale del futuro, ma non vediamo quello che accade oggi». Sono almeno quattro i casi documentati con tanto di foto  – che dopo la visita fratture e lussazioni vengano trattati con garze, bende e cartoni per immobilizzare l’arto. Almeno fino all’indomani mattina, quando in Ortopedia arrivano pazienti “impacchettati” alla meno peggio. «È una situazione da terzo mondo  – dice Gianluigi Scaffidi, – anzi neanche lì si vede più». Il problema però, spiega, sta a monte. L’intero ospedale, unico hub provinciale, è sottodimensionato rispetto all’utenza cui si rivolge e la soluzione non può essere la costruzione di un nuovo polo sanitario che non si sa quando vedrà la luce. In direzione generale, cadono dalle nuvole. «Non sapevamo nulla di tutto ciò – dicono – indagheremo. Per domani mattina è convocata una riunione per chiarire la situazione e individuare gli eventuali responsabili. Di certo prenderemo provvedimenti».  Intanto, le foto con gli arti “impacchettati” stanno facendo il giro del web. Gli utenti sono imbufaliti. Ecco, un altro fondamentale banco di prova per il governo gialloverde dovrà essere proprio l’emergenza sanitaria e la situazione degli ospedali. Anche qui le chiacchiere, nel tempo, non hanno sortito effetti. L’esecutivo passi ai fatti anche in questo settore vitale. I cittadini se lo aspettano.

«Credevamo di avere visto tutto». Dopo il caso di Nola del soccorso pronto, ma prestato sul pavimento, dopo i pensionati medici al posto dei giovani medici, dopo le false partite Iva al posto dei dirigenti medici, ecco in Calabria il caso degli ‘incartonati al posto degli ingessati’. «La Calabria – commenta il segretario nazionale Anaao Assomed, Carlo Palermo – è diventata il simbolo di un’altra Italia e, nello stesso tempo, lo specchio di quello che sarà tutta la sanità pubblica italiana se non si arresta il piano inclinato su cui è da tempo avviata». «La Calabria è così diventata un non luogo della sanità pubblica – sottolinea – creato dalla ricerca spasmodica della sicurezza dei conti che ha preso il posto della sicurezza delle cure, dalla supremazia dei numeri che ha occupato lo spazio dei diritti, dall’incapacità delle politiche regionali di assicurare l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla costituzione».

Il ministro manda i Nas

La ministra della Salute, Giulia Grillo, ha inviato i Nas a Reggio Calabria per far luce sul caso dei cartoni al posto del gesso. «Quello che è accaduto al pronto soccorso del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, presso gli Ospedali Riuniti, dove i pazienti con fratture sarebbero stati curati con fasciature di fortuna e cartoni, è di una gravità estrema. Nessuno intende sottovalutare le oggettive difficoltà in cui gli operatori svolgono la loro attività, ma quanto accaduto, se confermato, è frutto di evidenti ed ingiustificabili carenze organizzative», afferma la ministra della Salute.«I carabinieri del Nas, che ringrazio per il prezioso lavoro, sono già stati sul posto e i miei Uffici hanno formalmente preso contatti con il commissario Scura e con il direttore generale, a cui chiederemo di riferire, con urgenza e puntualmente, sui gravi fatti denunciati dalla stampa. Come ministro della Salute – conclude – assicuro tutto il mio impegno ad andare fino in fondo alla questione, sia per far emergere le relative responsabilità, sia per evitare che fatti come questo si ripetano in futuro».

 

Commenti

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  • lamberto lari 1 Agosto 2018

    Il costo della sanità su una regione pesa il 40% e oltre del bilancio. Con il turismo sanitario dall’Egitto e non solo, con l’assistenza sanitaria gratuita a tutti gli extra-comunitari finti profughi che tutelati dall’articolo della nostra costituzione che garantisce la salute a chiunque sia sul territorio italiano, e non si tratta solo di piccoli interventi ecure da poco a volte sono grossi interventi…non mi dilungo i nostri amministratori lo sanno bene i costi aumentano a dismisura. Detto ciò deve essere chiaro che tutto ha un costo compresa l’assistenza sanitaria ed è un costo non da poco. Le risorse hanno una fine ed allora scattano i cartoni al posto del gesso, pazienti sdraiati sui pavimenti invece che sulle brandine, terapie con farmaci pari all’acqua fresca(costano poco), esami necessari non prescritti (costano) o procrastinati sino a quando per il pz. non c’è più nulla da fare, sovraffollamenti in reparti concepiti per far fronte a numeri che oggi all’improvviso, in nome di una sconsiderata accoglienza, sono lievitati a dismisura, non trascurabile il malaffare e la corruzione che si insinuano all’interno degli ospedali (in un H una siringa si paga 20 cent. in un altro 70 cent. ecc….) e chi più ne ha più ne metta! Medici e infermieri bravi ce ne sono tanti, mettiamoli in condizione di operare serenamente, certamente con linee guida e protocolli, ma evitiamo di privilegiare l’attività di ragioniere, un medico deve fare il medico e deve farlo bene con strumenti e risorse sufficienti e quantomeno opportune, neanche a Kabul si usavano i cartoni per contenere le fratture, ma noi siamo generosi con gli altri!!!!! sia all’interno del nostro paese sia al di fuori dei nostri confini.

  • 31 Luglio 2018

    Una parola sola! ( VERGOGNA)

  • Laura Prosperini 31 Luglio 2018

    ecco la modalità con la quale le lobby farmaceutiche voglioni
    privatizzare la sanità
    con l’euro-pa che eroga mancette a chi è più bravo a “tagliare”
    (tutto, costi, posti di lavoro, uomini, futuro…tutto)
    mettono in ginocchio la nostra Sanità (la nostra salute, di tutti) affinchè poi, le cliniche private, pagando profumatamente ogni intervento, possano essere più funzionanti
    quindi hai i soldi paghi e provano, si, provano a guarirti (perchè le risorse, anche umane, saranno sottopagate)
    non hai i soldi…niente, altro che cartone e medici (stressati)
    niente di niente.
    Chiaro, no???
    Vogliamo una Sanità Pubblica più ricca e capace di servizi ordinari e straordinari per tutti
    con l’obiettivo finale di guararci
    non con l’obiettivo finale di guadagnare soldi sulle nostre malattie