Il “linguisticamente corretto” uccide l’italiano. Rampelli: «Una legge per tutelarlo»

27 Lug 2018 13:36 - di Viola Longo

Il critico d’arte Philippe Daverio, il direttore di redazione della Treccani Luigi Romani, il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini. Sono alcune delle personalità del mondo della cultura che applaudono alla proposta di tutelare per legge l’italiano, avanzata da Fabio Rampelli e dal gruppo di Fratelli d’Italia, sotto forma di due ddl, uno dei quali costituzionale, presentati alla Camera.

I ddl Rampelli per la lingua italiana sono stati presentati a marzo e chiedono di «salvaguardare la lingua italiana come patrimonio prezioso da tutelare», riconoscendole lo status di idioma «ufficiale della Repubblica». Non solo, nei testi si chiede anche l’istituzione di un “Consiglio superiore” contro l’abuso delle lingue straniere. Un fenomeno dilagante, che riguarda soprattutto gli anglismi e che, secondo Rampelli, si deve «all’intrusione di gerghi appartenenti al cinema e televisione, che dovrebbe responsabilizzare almeno la Rai, ma anche Mediaset e La7, a una promozione della nostra lingua». «Poi – ha aggiunto Rampelli – c’è l’uso indiscriminato dei neologismi provenienti dal linguaggio burocratico e scientifico e l’infiltrazione seriale di parole mutuate dall’inglese, che negli ultimi decenni ha oltrepassato livelli di guardia. Perfino all’interno di leggi e decreti: jobs act, spending review, split payment».

A chiamare a raccolta i massimi esperti del settore e diverse personalità del mondo della cultura italiana è stato in particolare Libero, ricordando che la “debolezza” della nostra lingua sta anche in «una falla all’interno della nostra costituzione, che all’art. 6 cita solo il fatto che “la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche” senza citare l’italiano come lingua ufficiale della Repubblica». Una mancanza a monte che favorisce gli scenari più foschi: «Secondo le ultime stime, entro 80 anni l’italiano sarà una lingua morta. Dal 2000 a oggi, infatti – si legge ancora su Libero – l’anglicizzazione ossessiva ha fatto aumentare del 773% le parole inglesi nell’italiano scritto».

«Se il Consiglio superiore della lingua italiana previsto nella proposta di legge dovesse essere finalizzato alla valorizzazione della ricchezza della nostra lingua, soprattutto in ambito scolastico, potrebbe essere uno degli strumenti utili da promuovere», è stato il commento del direttore di redazione della Treccani, Luigi Romani, mentre per il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, la proposta di legge di Rampelli «è interessante soprattutto come punto di partenza del dibattito». Per Philippe Daverio, poi, «la modifica dell’articolo 6 è un bel segnale per preservare la nostra identità», mentre per Giorgio Rembado, per 27 anni a capo dell’associazione dei presidi italiani, «una legge del genere dovrebbe essere scontata». Favorevole anche il filosofo Diego Fusaro è «sacrosanto tutelare e valorizzare la lingua di Dante, Machiavelli, Gramsci, Croce e Gentile», che «deve essere preservata dalla dittatura dell’inglese dei mercati che sta imponendo il “linguisticamente corretto”».

«È necessario rilanciare la missione culturale della Rai», ha ribadito Rampelli, annunciando un convegno alla Camera sulla tutela della lingua italiana. Rai che «negli anni ’60 ha svolto un ruolo di unificazione linguistica con programmi appositi per la diffusione dell’italiano». «Oggi -ha sottolineato ancora il vicepresidente della Camera – ci troviamo con canali tutti in inglese, programmi con titoli stranieri, utilizzo massivo di parole straniere anche nei Tg. Si faccia come la Francia, che tra tanti difetti, testimonia il proprio orgoglio linguistico con leggi e politiche attive. Basti pensare che per dire computer usano il termine “ordinateur”. Spero – ha concluso Rampelli – che si trovi la convergenza di tutti i gruppi parlamentari e le proposte siano presto assegnate in commissione».

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