Decreto Dignità, le critiche degli imprenditori: «Ritorno al passato»

3 Lug 2018 14:03 - di Tito Flavi

Ancora non lo si conosce nei dettagli, ma già le anticipazioni del decreto Dignità hanno suscitato diverse critiche nel mondo imprenditoriale e professionale. Il provvedimento del governo Conte è accusato di introdurre rigidità nel mercato del lavoro e quindi di appesantire le aziende senza però offrire reali benefici ai lavoratori.

La pensa così Confindustria. Si tratta di un «ritorno al passato» che non offre «nulla di innovativo» e che , non solo «non aiuta le aziende a creare nuovi posti di lavoro», ma che nemmeno porta vantaggi ai lavoratori stessi. Ad affermarlo è Alessio Rossi, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria. «Il decreto che ho appena iniziato a leggere sembra un ritorno al passato perché irrigidisce le procedure e aumenta i costi dei contratti a tempo determinato». «Non vedo nulla – sentenzia Rossi – che possa aiutare le aziende a creare nuovi posti di lavoro». «Vedere aumentare i costi dei contratti a tempo determinato senza vedere una diminuzione costi indeterminato peggiora la situazione delle aziende senza migliorare quella dei lavoratori. Vantaggi non ne vedo».

Dura anche la critica di Confesercenti. «Rileviamo con profonda insoddisfazione – si legge in una nota – l’inserimento nel decreto Dignità di pesanti interventi sui contratti a termine. Se da una parte riteniamo condivisibile cercare di stabilizzare l’occupazione e dare le giuste garanzie ai lavoratori, dall’altra non possiamo accettare la penalizzazione delle imprese, che garantiscono il lavoro in primo luogo».  Così Confesercenti sul dl
dignità approvato dal Consiglio dei Ministri. «Il contratto a tempo determinato – continua la nota – costa già più di quello a tempo indeterminato, con un contributo addizionale a carico del datore di lavoro pari all’1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. Un ulteriore aumento degli oneri, il dl prevede lo 0,5% in più dal secondo rinnovo, si trasforma in un aggravio stimabile in oltre 100 milioni di euro l’anno, di cui più della metà verrà sborsato già quest’anno, visto che scadranno il 55% dei contratti. Che le nuove norme – sostiene l’associazione – siano una batosta per i bilanci delle imprese, d’altro canto, lo conferma indirettamente il fatto che non si prevede la loro applicazione nella Pubblica Amministrazione, per chiari motivi di sostenibilità».-

Non muta il giudizio di Confartigianato: «Le misure sui contratti a termine contenute nel decreto dignità – dice il presidente Giorgio Merletti- confermano i nostri timori: si introducono rigidità e costi per le imprese senza peraltro creare benefici per i lavoratori. Non è così che si favorisce l’occupazione» . In attesa di conoscere il testo definitivo del provvedimento, Merletti sottolinea  che «il diritto a un lavoro dignitoso non si difende con nuova burocrazia e nuovi costi a carico delle imprese».

 

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