Boeri appeso a un filo, scontro finale col governo. «Io resto, se vogliono mi caccino»

16 Lug 2018 10:49 - di Federica Argento

«Dimettiti» «No, cacciatemi voi, io resto al mio posto». Una guerra di stime tra accuse e sospetti. E un futuro appesa a un filo per Tito Boeri. All’origine della querelle al vetriolo tra il governo e il presidente dell’Inps  c’è il caso della cosiddetta “manina” che avrebbe inserito nella relazione tecnica, la notte prima che il provvedimento del Decreto dignità venisse inviato al Quirinale, il dato secondo cui il dl farebbe perdere 8mila posti di lavoro in un anno. E’ la versione del vicepremier e ministro del Lavoro Di Maio, con cui ha gridato al complotto per mascherare un dato in realtà allarmante. Lo scontro è poi diventato un duello rusticano anche con il ministro dell’Interno Matteo Salvini , che aveva già attaccato Boeri per le sue dichiarazioni sui migranti, che sarebbero fondamentali per la tenuta del nostro sistema pensionistico.; e soprttutto mal digerendo e continue critiche sul superamento della famigerata legge Fornero, che per Boeri  un totem intoccabile. Salvini più volte è tornato  a chiedere al presidente dell’Inps di fare un passo indietro, e il diretto interessato ha replicato  accusando i suoi interlocutori di “negazionismo economico“.

Lo scontro si è poi elevato a seguito della nota congiunta del ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio e del titolare dell’Economia Giovanni Tria, in cui il capo politico del M5S sostiene di non aver “mai accusato né il ministero dell’Economia né la Ragioneria generale dello Stato di alcun intervento nella predisposizione della relazione tecnica al dl dignità” facendo finire nel mirino l’Inps. Per il ministro dell’Economia, infatti, le stime dell’Istituto di previdenza sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto dignità sono “prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili”. Una stoccata per Boeri rilanciata su Twitter anche dal vicepremier Salvini: «Il presidente #Inps, nominato da #Renzi, continua a ripetere che la legge #Fornero non si può toccare e che gli immigrati pagano le pensioni degli italiani. Io penso che sbagli e che si dovrebbe dimettere». «Se mi vogliono cacciare, mi caccino. Io, però, resto al mio posto».

Queste parole, attribuite a Boeri dal Corriere, segnano uno scontro all’arma bianca. Matteo Salvini è da tempo che pensa di  “pensionare” Boeri. In un primo momento Di Maio ha confermato  il titolare dell’Inps fino a scadenza di mandato (febbraio 2019). Ma ora lo scontro è diventato quotidiano. Boeri è “irritato” non solo dalla posizione del vicepremier grillino ma soprattutto, secondo il Corriere, da quella del ministro di via XX Settembre. «Incredibile, da Tria non me l’aspettavo», avrebbe detto Boeri dopo aver capito che il comunicato del Mef e del ministero del Lavoro era autentico. Parole di fuoco: «Se uno studente impreparato viene promosso, la responsabilità non è solo dello studente che non ha studiato ma anche del professore che lo promuove», avrebbe detto Boeri riferendosi a Tria. Quello che succederà di qui breve non è dato sapere, ma certo è che la poltrona di Boeri non ha mai trabasllato come in questo momento.

Commenti

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  • Giuseppe Tolu 16 Luglio 2018

    Non possono cacciarlo, gli spetta la buonauscita!!! Se lo mandano via gli spetta poco più di un anno stipendiato senza far niente! Va beh, forse ci guadagniamo, averlo tra las pelotas pagato senza far niente sarà sempre peggio di qualcun’altro che abbia voglia di fare qualche cosa, credo!

    • Giuseppe Tolu 16 Luglio 2018

      Riducetegli lo stipendio a pochi euro, vedrete un po’ come scappa!!!

  • Gio 16 Luglio 2018

    cacciatelo via, e pure in fretta !

  • Pino1° 16 Luglio 2018

    Quando un servitore assunto dallo stato fa arlecchino ‘servitore di due padroni’ da uno prende il denaro, dall’altro cerca il trampolino di lancio per il suo partito che lo ha incaricato è chiaro che opera da uomo di parte e non dello Stato. La faccenda non va! Sia lui che Mattarella stanno palesemente facendo gli uomini di parte, anzi di partito, quello perdente, esattamente lo stesso metodo attuato negli states contro il nuovo titolare in campo eletto dal popolo!
    Se si potesse parlare liberamente nel nostro pese… e quindi io non lo faccio…, sarebbe possibile e chiaro parlare di attentato contro lo stato, se lo stato ha regole democratiche da rispettare; Elezioni democratiche, partiti, governo magari con ministri scelti dal prmier incaricato e non manomessi dal capo di stato per motivi noti solo a lui…. ! Un uomo di apparato non può giocare a tennis da solo !!