Il Pd verso l’assemblea: mediatori al lavoro per evitare nuovi psicodrammi

2 Lug 2018 17:21 - di Gigliola Bardi

Congresso nel marzo del 2019. È questa la mediazione intorno alla quale stanno lavorando i big del Partito democratico in vista dell’Assemblea di sabato prossimo, in modo da definire un percorso unitario ed evitare strappi che la base dem a questo punto riterrebbe incomprensibili. A guidare il partito sino alle prossime primarie, secondo lo schema che si va definendo in queste ore, dovrebbe essere il reggente Maurizio Martina, eletto segretario in Assemblea con l’impegno, però, a non ripresentarsi nel marzo prossimo per guidare il partito. Uno schema già utilizzato nel Pd ai tempi della segreteria di Guglielmo Epifani.

Fino a sabato prossimo tutto può ancora accadere (in settimana sono in programma le riunioni delle varie aree interne del Pd, mentre a metà settimana potrebbe esserci un caminetto) ma il “format” viene definito «credibile» dai mediatori che lo stanno portando avanti. Per il Congresso in tempi brevi si erano già pronunciati nei giorni scorsi alcuni big dem, come Paolo Gentiloni, Andrea Orlando, Dario Franceschini e Michele Emiliano. Gli unici dubbi erano stati avanzati dai renziani. Per una accelerazione si è espresso con forza anche Nicola Zingaretti, che domenica in una intervista al Corriere della Sera ha formalizzato la sua candidatura alla leadership del Pd. Il governatore del Lazio è stato netto: «Congresso prima delle europee».

E, a proposito di primarie Pd, oggi Mdp ha smentito un appoggio al governatore del Lazio: «Le notizie riportate oggi da organi di stampa, secondo cui autorevoli esponenti di Leu appoggerebbero ai Gazebo previsti per le primarie del Pd la candidatura di Nicola Zingaretti, sono destituite di ogni fondamento». Nello schema di mediazione, con l’elezione in Assemblea di Martina dovrebbero essere formalizzati il mandato della nuova segreteria e la data del Congresso. A questo scopo potrebbe essere presentato un Odg ad hoc. Con la deadline del Congresso a marzo, gli aspiranti segretari avranno un po’ di tempo un più per ragionare sulla discesa in campo. Soprattutto da parte dei renziani, al momento privi di un candidato per la guida del partito. Dopo l’ennesimo “no, grazie” di Graziano Delrio, se vorranno mettere un campo un proprio nome i renziani potrebbero puntare su Ettore Rosato, Lorenzo Guerini, Matteo Orfini, Roberto Giachetti o su un nome a sopresa come Teresa Bellanova. Da tempo hanno dato la loro disponibilità Debora Serracchiani e Matteo Richetti, mentre di certo ci sarà un candidato dell’area che fa riferimento a Michele Emiliano (Francesco Boccia, Giuseppe Antoci o lo stesso Emiliano). Paolo Gentiloni si è tirato fuori, mentre Carlo Calenda oggi su Twitter ha spiegato: «Non ho alcuna intenzione di farmi inghiottire da una discussione infinita su nomi e cariche. Farò la mia strada».

Commenti

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  • Rita Daina Andreetto 3 Luglio 2018

    Meglio per tutti noi che evaporino invece. I danni fatti da governi cattocomunisti avranno bisogno di ANNI per essere riparati. Mi auguro che si eliminino a vicenda. In tutti questi balletti, al solito, sono molto presenti ambizioni personali e TOTALMENTE assente il popolo.