Savona, scacco matto a Mattarella: ora è più strategico che mai. Ecco perché

1 Giu 2018 11:09 - di Ginevra Sorrentino

Il rebus del governo si è risolto secondo un principio matematico innegabile: cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Insomma, se era tutto un problema di caselle legato al nome e all’eventuale ruolo del prof Savona, il triumvirato Conte-Salvini-Di Maio l’ha risolto spostando Cincinnato in una posizione ancor più strategica e incisiva in ambito Ue di quanto avrebbe potuto essere quella da titolare del Mef. E allora, come Tito Livio ebbe a definire il politico romano «Spes unica imperii populi romani» («ultima speranza per l’autorità del popolo romano») anche i media odierni – detrattori e sostenitori, indifferentemente – vedono nell’economista “pomo della discordia” una figura cruciale di “radicale eurocritico”, “ultima speranza” istituzionale di ridisegnare i contorni problematici dei rapporti tra Roma e Bruxelles.

Savona, il Cincinnato del governo giallo-verde

Professore di economia, ex ministro del governo Ciampi ed ex presidente del Consiglio di amministrazione di molte e importanti banche e società italiane, accademico di lungo corso e fine analista, il suo curriculum non è certo quello di un outsider di rango, ma quello dello stratega che non vuole sottoscrivere il forfait dell’Italia dall’euro, semmai creare le condizioni per la riforma della Ue in modo da salvare gli obiettivi fondanti prefissi. E così, se da ministro dell’economia avrebbe potuto avvicinarsi all’obiettivo, con la nomina – effettiva con il giuramento delle 16 di questo pomeriggio – al vertice del dicastero degli Affari Europei con il coordinamento delle politiche comunitarie potrà centrare l’obiettivo e da una posizione privilegiata. Del resto, stando a quanto riferisce il Giornale online in queste ore, «per accettare, Savona ha giustamente posto alcune pregiudiziali, a cominciare dalla possibilità che gli è stata accordata di andare a ricoprire un ministero «contiguo».

Cambiare la Ue per riformarla, non per annientarla

E così, l’ex Bankitalia ed ex Confindustria, dopo aver indicato lui stesso il nome di  chi sederà dietro la scrivania in via Veneto, destinata nelle intenzioni iniziali proprio a lui,ribadisce e sottolinea – come registrato dal quotidiano diretto da Sallusti – di essere «stato chiamato per le mie competenze europee perché ho seguito da vicino le vicende di Bruxelles fin dai primi passi della Ue. È giusto, quindi, che io possa fornire il mio contributo senza che sia tirato nuovamente in ballo l’accusa di essere nemico dell’euro». E allora, la domanda oggi diventa: «Chi è più europeista?» Chi  sta minando dalle fondamenta le possibilità di sopravvivenza della Ue o chi, come il prof Savona, e come da lui specificato, punta ad aprire un dialogo con i nostri partners chiedendo la riforma per salvare gli obiettivi che si era prefissa?…

 

Commenti

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  • Francesco Desalvo 2 Giugno 2018

    Prima riga dell’articolo: cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Ciò è vero in matematica, ma certo non in politica.
    a) un ministero ha “portafoglio”, l’altro è “senza portafoglio”
    b) le deleghe per il ministero degli affari europei erano praticamente per attuare in Italia le decisioni dei commissari di Bruxelles. Praticamente un puro esecutore. Nessuna delega per andare a contrattare variazioni sui regolamenti.
    c) se gli amplieranno le deleghe, Ginevra Sorrentino avrà quasi ragione, se resteranno tali, Matterella avrà fatto bingo, altro che scacco.
    C’è poi da considerare che il prof. Tria (se ho scritto bene il cognome) che è andato al posto di Savona aveva consigliato a Berlusconi la flat tax (ma al 23%, sostenibile, non direttamente al 15 di Salvini, roba da propaganda elettorale) ed anche il piano chiamato da Berlusconi: Marshall per l’Africa.
    Cioè che l’Europa invece di pagare miliardi per tenere profughi in Turchia o spenderne (pochi purtroppo) perché l’Italia continui ad accettarli, li impieghi per far progredire le economie degli stati africani (e della Siria) e renderli capaci di riassorbire i migranti sbarcati in Italia ed altrove.
    E quindi Il ministro dell’Economia, che a differenza di quello degli affari europei può parlare di quattrini, quando a fine giugno andrà a Bruxelles, sosterrà (e speriamo farà valere) questa tesi.
    Come conseguenza Salvini potrà poi vantarsi a ragione di star rimpatriando i clandestini.

  • giuseppe abbruzzese 2 Giugno 2018

    Mi dispiace dovervi dire di non aver mai letto in un giornale tante fesserie e falsitá. Avete superato “Il Fatto” di Travaglio ed anche Bel Pietro.

  • Fulvia Guarino 2 Giugno 2018

    E tu meriti un quattro in italiano, caro stefano. Un po’, non un po’.

    • Fulvia Guarino 2 Giugno 2018

      Sorry: un po’, non un pò

  • stefano 1 Giugno 2018

    “unica” non “ultima” : E poi Livio si riferiva a Cincinnato come speranza non al popolo romano Ripassare un pò il latino? O piuttosto fare traduzioni oneste. Ai miei tempi un quattro non me lo toglieva nessuno e non avevo sponsor a proteggermi dal prof.!!!

    • Paolo 2 Giugno 2018

      Puntualizzazione perfetta, ma po’ si scrive con l’apostrofo e non con l’accento.