Salvini e Di Maio giurano al Quirinale tra sorrisi ostentati e timori nascosti

1 Giu 2018 17:45 - di Marzio Dalla Casta

Così vicini eppure lontani, così simili eppure diversi. Accomunati certamente dalla felicità per lo storico risultato raggiunto. Più leggibile sul volto del napoletano Luigi Di Maio, che ne sprizzava da ogni poro, più contenuta su quello del lumbard Matteo Salvini, raccolto in posa quasi solenne a dispetto della cravatta “verde Padania“, lentamente annodata anche in quest’occasione. Seduti l’uno accanto all’altro, nella sala del Quirinale dove si tiene il giuramento di premier e ministri, si scambiano sorrisi e battute prima che la cerimonia abbia inizio. Sorrisi dispensati soprattutto ad uso esterno. Nell’era in cui la politica è soprattutto comunicazione, Di Maio e Salvini avvertono impellente la necessità di utilizzare il Quirinale, meta simbolo della comune battaglia e del comune successo per veicolare un messaggio di sano realismo alle rispettive tifoserie: non siamo una cosa sola, ma due alleati occasionali chiamati ora a dimostrare coi fatti che il «governo del cambiamento» è nato davvero e, con esso, l’alba della Terza Repubblica. I loro sorrisi, spesso ostentati, vogliono comunicare calma e forza. Ma è impossibile non scorgervi anche l’indizio di una sana paura. Quella di risultare inabili alla prova o di non riuscire a colmare lo spazio, ora davvero troppo ampio, tra le parole e i fatti, le promesse fatue e le realizzazioni concrete. È una paura che assale sempre prima di un cimento, ma che può sfociare in autentico, paralizzante, terrore se l’asticella da superare è fissata troppo in alto. Ma questo riguarda il domani, non l’oggi. Oggi Salvini e Di Maio respirano l’aria inebriante e rivoluzionaria della vigilia, che regala sempre molti sogni e poche prudenze. In fondo, per loro, il salone del Quirinale è solo la metafora dell’eterno “sabato” leopardiano, «pien di speme e di gioia». Dipendesse da loro, fermerebbero il tempo in quel momento. Ma non è possibile e altri tempi seguiranno. «Il trionfo e la rovina – diceva Kipling – sono due impostori». E viaggiano sempre in coppia. Per difendersi dall’uno e dall’altra, basta saperlo.

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