Moavero: «Blocco dei porti, nessuna provocazione. Vogliamo scuotere le coscienze»

24 Giu 2018 13:18 - di Aldo Garcon

Respingere le navi con i migranti “non è una provocazione”, ma vuole “scuotere le coscienze” degli Stati europee e delle istituzioni Ue. Per il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, intervistato dal Messaggero, «le persone salvate in mare non devono essere sbarcate sempre negli stessi porti, ma smistate nei paesi rivieraschi» in modo da dividere «gli oneri di accoglienza e verifica». Prima dei movimenti secondari bisogna parlare di quelli primari, sostiene il titolare della Farnesina, secondo il quale bisogna agire alla sorgente dei flussi migratori con «campi di accoglienza, assistenza e informazione» gestiti dall’Ue e dagli Stati di origine e di transito. Quanto ai “centri chiusi” proposti dal presidente francese Emmanuel Macron, «se ne potrebbe discutere» se fossero «ripartiti in modo equo fra più stati affacciati del Mediterraneo».

Moavero e il superamento del regolamento di Dublino

Il ministro degli Esteri non nasconde le difficoltà di trovare un accordo sui migranti al summit europeo di giovedì e venerdì. «Un’intesa su alcuni capisaldi innovativi non è impossibile, benché sia difficile. È ovvio – spiega – che nessuna modifica legislativa può essere adottata fra cinque giorni, ma può essere fissata la linea d’indirizzo lungo la quale procedere». E descrive l’incontro preparatorio a Bruxelles come una “tappa di riflessione”. Al quale l’Italia va «chiedendo il superamento, non la semplice revisione della logica del regolamento di Dublino». L’Italia rischia l’isolamento? «La questione migratoria è lacerante», afferma il ministro, per il quale «parlare di isolamento è parlare di un frammento fra i vari frammenti in cui ora è divisa l’Europa. Ormai l’Unione è un arcipelago di tante isole. Arretra la capacità di costruire equi compromessi, condividere, cooperare davvero. Chi vede la questione migratoria come una questione ad altissimo rischio per la tenuta dell’Unione europea drammatizza, ma potrebbe essere profeta».

«Abbiamo molte frontiere chiuse»

Il rischio di frammentazione, per Moavero «c’è. La divisione tra gruppi di Paesi, la difficoltà a trovare intese e a lavorare insieme, stanno producendo effetti forse più dirompenti della crisi finanziaria del 2012». L’Europa è quindi destinata a finire? «Forse finire no – risponde – ma indubbiamente potrebbe subire una battuta d’arresto rilevante. Non occorre abolire i Trattati, basterebbe renderli, di fatto, inoperanti». Moavero si augura che l’Italia non si trovi a dover chiudere le frontiere. «Abbiamo intorno a noi, già adesso, molte frontiere chiuse. Il rischio – spiega al Messaggero – che i confini si chiudano uno dopo l’altro già esiste. Mi auguro che non dovremo mai trovarci davanti ad una simile decisione».

 

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