In Italia sempre più persone in povertà assoluta: nel 2017 arrivate a 5 milioni

26 Giu 2018 20:40 - di Sveva Ferri

È un quadro drammatico quello che esce dall’annuale rapporto dell’Istat sulla povertà in Italia. Nel 2017 è cresciuta sia quella assoluta sia quella relativa. Alla prima si ascrivono 1 milione e 778mila famiglie residenti, composte da 5 milioni e 58mila individui. Per la seconda si parla di 3 milioni 171mila famiglie residenti, per 9 milioni e 368mila individui. Le percentuali sono in crescita rispetto al 2016, quando in povertà assoluta si attestava il 6,3% delle famiglie, a fronte del 6,9% del 2017, e in povertà relativa il 10,6%, contro il nuovo 12,3%. Per quanto riguarda gli individui, poi, nel 2016 in povertà assoluta era il 7,9% ora l’8,4%; in povertà relativa il 14% contro il 15,6 del 2017. Entrambi i valori sono, inoltre, i più alti della serie storica, che prende avvio dal 2005, sottolinea l’istituto di statistica.

La famiglie che soffrono maggiormente la povertà assoluta sono quelle con figli minori: dove c’è un solo figlio arriva al 10,5%; dove ci sono tre o più figli minori arriva a un drammatico 20,9%. Dal punto di vista della distribuzione sul territorio, le famiglie più colpite vivono nel Mezzogiorno (al 10,3% di famiglie in povertà assoluta rispetto all’8,5% del 2016) e le più penalizzate nel Mezzogiorno vivono nelle aree metropolitane (10,1% contro il 5,8% del 2016). A giocare un ruolo determinante è il lavoro: la povertà assoluta diminuisce tra gli occupati (sia dipendenti sia indipendenti) e aumenta tra i non occupati; nelle famiglie con persona di riferimento operaio, l’incidenza della povertà assoluta (11,8%) è più che doppia rispetto a quella delle famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (4,2%). E un ruolo lo gioca anche il livello di istruzione: cresce rispetto al 2016 l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie con persona di riferimento che ha conseguito al massimo la licenza elementare: dall’8,2% del 2016 si porta al 10,7%. Le famiglie con persona di riferimento almeno diplomata, mostrano valori dell’incidenza molto più contenuti, pari al 3,6%.

L’incidenza della povertà assoluta, spiega l’Istat, è calcolata sulla base di una soglia corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una famiglia con determinate caratteristiche, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile. Sono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia (che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e per tipo di comune di residenza).

Come quella assoluta, la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (19,8%) o 5 componenti e più (30,2%), soprattutto tra quelle giovani: raggiunge il 16,3% se la persona di riferimento è un under35, mentre scende al 10,0% nel caso di un ultra sessantaquattrenne. L’incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per le famiglie di operai e assimilati (19,5%) e per quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (37,0%), queste ultime in peggioramento rispetto al 31,0% del 2016. Si confermano poi le difficoltà per le famiglie di soli stranieri: l’incidenza raggiunge il 34,5%, con forti differenziazioni sul territorio (29,3% al Centro, 59,6% nel Mezzogiorno). La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media per persona nel Paese (ovvero alla spesa pro-capite e si ottiene dividendo la spesa totale per consumi delle famiglie per il numero totale dei componenti). Nel 2017 questa spesa è risultata pari a 1.085,22 euro mensili.

I dati – ha commentato Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl – “ci lasciano indignati. Quando si parla di oltre 5 milioni di persone che vivono in povertà assoluta, si intende intere famiglie, soprattutto al Sud Italia, ma anche nelle periferie e nelle grandi città, che non riescono a garantire ai propri figli un pasto caldo ogni sera. E in queste condizioni – ha continuato Capone – versano un milione e 208 mila minori. Nei fatti, il nuovo governo sta percorrendo la strada della risalita con politiche economiche e riforme del lavoro, volte a tutelare e salvaguardare gli interessi dei nostri cittadini. In un Paese civile, si riparte finalmente dai bisogni primari”.

 


Commenti

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  • alberto 27 Giugno 2018

    Tutto ciò grazie alle invenzioni delle sinistre di uffici di controlli varii ( es polizia fluviale, controlli sicurezze varie, controlli vessazioni esercenti, tasse eccessive, etc che fanno chiudere chi vorrebbe lavorare ) per sistemare a lavoro i compagni! C’erano già Forestale, Annona e Carabinieri specializzati!

  • PIERO 27 Giugno 2018

    5 Milioni di persone in povertà!
    Equivalgono ad una popolazione quasi il doppio di quella che vive a Roma; e noi ITALIANI non ce ne vergogniamo?
    L’importante fino ad oggi era la priorità di dare una eterna vacanza agli immigrati che, pur non svolgendo nulla di utile, bivaccano delinquendo per le nostre strade ; vi sembra giusto?
    Speriamo e contiamo molto su Salvini ed il nuovo Govero.

  • Laura Prosperini 26 Giugno 2018

    questo si che URGE!!!
    Dobbiamo ridare piena dignità a milioni di Italiani partendo prorio dai più sofferenti.
    Diamo loro lavoro (non elemosina) stabile e duraturo.
    Facciamo le Grandi Opere Pubbliche per dare lavoro a loro ed ai nostri figli e a tutti gli Italiani inoccupati o disoccupati.
    Alitalia subito Pubblica, ripristino/rispolvero del Ministero delle Partecipazioni Pubbliche ENI solo Italiani (nel tempo) Enel che accorpa le altre soc. per l’Energia, Acqua con Acea idem, si creano così centinaia di migliaia di posti di lavoro ed il costo dell’Energia e degli altri servizi tenderà a scendere (le soc. Pubbliche non devono speculare sui clienti/fruitori il Bilancio delle Partecipate deve essere a zero e non produrre un utile che va ai privati.
    In questo modo l’Italia torna ad essere quello che era la 4.a potenza del mondo e soprattutto la Politica torna ad essere la protagonista della vita sociale (senza attendere prebende dalle lobby) capace di progettare con portafoglio (Ministero del Tesoro e Banca d’Italia (ripubblicizzata) di nuovo accorpati (è stato il colpo basso degli stranieri) e quindi si potrebbe “reponsabilizzare” e non dare più la colpa all’impossibilità di “fare” perché l’euro-pa non vuole.
    Politica autonoma e forte slegata dai mecenati e dalle banche finalmente punto di riferimento dei cittadini e questo solo la destra, la vera e valorosa destra può concepirlo e realizzarlo.

    • 26 Giugno 2018

      Brava Laura!!!!!