FdI accusa il Pd: «Ha spartito i fondi per la cultura a Camere quasi sciolte»

6 Giu 2018 14:40 - di Gigliola Bardi

«Abbiamo seguito con estrema attenzione le linee programmatiche presentate dal presidente Conte e, pur ritenendole sommarie e superficiali su molti temi, ci ha colpito l’assoluta assenza di una visione riformatrice sulla cultura». È quanto ha scritto il deputato di FdI, Federico Mollincone, sulla sua pagina Facebook. «Non vorremmo che anche con il governo del sedicente cambiamento la cultura e il turismo fossero ambiti considerati minori», ha sottolineato ancora l’esponente di FdI, nel suo lungo post.

Mollicone, quindi, ha ricordato che «l’indotto culturale produce il 5 % del Pil e riceve dallo Stato lo 0,7». «Non capire che investire in cultura vuol dire creare lavoro e valorizzare il nostro patrimonio archeologico e museale significa non avere una strategia di governo sui beni culturali materiali e immateriali». Anche in questo ambito, però, FdI non manca di offrire un aiuto al governo, in quell’ottica di apertura «patriottica» che è già stata ampiamente espressa dal partito all’esecutivo. «Mettiamo a disposizione, pur dall’opposizione, le nostre proposte per la cultura: valorizzare l’Italia del museo diffuso storico e archeologico, del teatro, della danza, della musica lirico sinfonica, della rievocazione storica e delle tradizioni popolari anche attraverso la deducibilità delle spese per consumo culturale personale», ha scritto Mollicone, parlando poi di «rafforzamento degli strumenti di sussidiarietà pubblico-privato»; «reintegro del 2 x mille alle associazioni culturali e di promozione sociale»; «affitto a lungo termine a musei esteri del nostro materiale storico e artistico inutilizzato». E, ancora, di «un piano straordinario di manutenzione delle nostre città, la riqualificazione delle periferie, del paesaggio e dei siti di interesse monumentale anche attraverso la sostituzione edilizia». «Al ministro Bonisoli lanciamo queste proposte», ha chiarito l’esponente di FdI, lanciando però insieme anche «un allarme».

«L’allarme – ha precisato Mollicone – riguarda i fondi del Fus che, incredibilmente, sono ora in assegnazione con commissioni per danza e teatro, nominate a gennaio 2018, ovvero poco prima dello scioglimento delle Camere. Ci arrivano in queste ore, infatti, notizie allarmanti di esclusioni eccellenti di realtà culturali nella danza e nel teatro che sempre hanno vista riconosciuta la propria professionalità e creatività». «Chiediamo al ministro Bonisoli di congelare l’esito delle graduatorie e far verificare tutto in autotutela per evitare ricorsi, che già si prefigurano, per poi procedere a una rivoluzione del Fus, in quanto così com’è non garantisce parità di accesso e rispetto delle produzioni artistiche. I fondi assegnati – ha concluso Mollicone – condizioneranno per 3 anni il panorama culturale italiano e saranno stati determinati da commissioni nominate da un governo uscente senza più alcuna legittimazione».

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