Def, primi sì ma il ministro Tria già frena i grillini. Contrari FI e Fratelli d’Italia

19 Giu 2018 19:04 - di Antonio Marras

La risoluzione di maggioranza sul Def impegna il governo ”a riconsiderare in termini brevi il quadro di finanza pubblica, nel rispetto degli impegni europei, per quanto riguarda i saldi di bilancio del triennio 2019-2021”, ha detto il relatore al Documento di economia e finanza, Federico D’Incà, intervenendo nell’aula di Montecitorio. Il primo banco di prova per la maggioranza giallo-verde è arrivato ma sul Def il ministro dell’Economia Tria riporta tutti, soprattutto i grillini, con i piedi per terra. Nonostante la risoluzione approvata nella quale è scritto che “il governo dovrà realizzare nel tempo un cambio radicale del paradigma economico e sarà d’obbligo impostare in Europa un dialogo nuovo, per ottenere regole di bilancio più flessibili e spazi maggiori per le spese produttive». «Prioritario – secondo il relatore – è il superamento della logica del fiscal compact, la cui integrazione all’interno dei trattati europei è da scongiurarsi assolutamente».

La risoluzione di maggioranza sul Def è passata sia al Senato che alla Camera. A Palazzo Madama con 166 sì, 127 contrari e 6 astenuti, a Montecitorio con 330 sì, 242 no e 4 astenuti.

I temi che dovranno essere affrontati con la prossima legge di bilancio sono dunque: la lotta alla povertà, lo stimolo alle politiche attive, il superamento della legge Fornero, misure per la scuola. Tra le misure da adottare il relatore ha indicato ”un mix virtuoso di maggiori investimenti pubblici, riduzione della pressione fiscale e il sostegno ai redditi più bassi”. Va semplificato, in particolare, il rapporto tra l’Agenzia delle entrate e il contribuente e vanno abolite “misure penalizzanti per i contribuenti onesti”. Futuri provvedimenti per estendere il reddito di cittadinanza ”restano senz’altro necessari” e occorre ”ampliare la portata” dei Bes. Infine ”occorre assumere tutte le misure per favorire il disinnesco delle clausole di salvaguardia, inerenti l’aumento dell’aliquota Iva e accise”.

In aula il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha frenato gli entusiasmi spiegando che ”la ripresa continua ma a ritmi più contenuti rispetto al 2017”. «L’obiettivo prioritario deve essere aumentare il tasso di crescita potenziale e chiudere il divario» con il resto dell’Europa, ha evidenziato. «Dobbiamo accrescere la competitività e la dinamica produttiva’ e la strategia per raggiungere l’obiettivo richiede di ”attuare le riforme strutturali, previste nel programma di governo, attivare lo stimolo endogeno di crescita, per non limitarci a subire passivamente gli choc, positivi e negativi, che vengono dalla congiuntura internazionale». Fondamentale è inoltre il ”rilancio degli investimenti pubblici”. Quanto ai tassi di crescita per il 2019 e gli anni seguenti, previsti nel Def a legislazione vigente, ”sono ancora alla nostra portata ma richiedono un’adeguata strategia di politica economica; non corrispondono più al quadro tendenziale”. Tria ha poi spiegato che ”lo scenario tendenziale dell’indebitamento netto sarà oggetto di una seria riflessione in sede di predisposizione del quadro programmatico”. Confermata l’introduzione, graduale, del reddito di cittadinanza ma con riferimenti molto generici che non saranno piaciuti a Luigi Di Maio.

Critica la posizione di Forza Italia col governo: «l ministro Tria, a due giorni dal consiglio Ecofin in Lussemburgo, si è guardato bene dall’inserire nella risoluzione al Def il reddito di cittadinanza, l’abolizione della Fornero e l’introduzione della flat tax. Il libro dei sogni del governo giallo-verde, che Di Maio e Salvini avevano promesso di realizzare entro i primi cento giorni, se fosse stato tradotto dal ministro dell’Economia in un documento ufficiale del governo e del Parlamento italiano, avrebbe fatto nuovamente impazzire lo spread, mettendo seriamente a rischio i risparmi degli italiani. A diciannove giorni dall’insediamento di questo governo, anziché passare dalle parole ai fatti, si registra invece una retromarcia pure sulle parole», scrive su Facebook Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato.

No anche da Fratelli d’Italia: «Per motivi indipendenti dalla volontà della maggioranza ci troviamo a discutere in questo modo surreale di un DEF che non esiste, preparato da un governo che usciva e su cui il governo che entra non ha voglia di dire nulla», ha detto il coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia Guido Crosetto intervenendo in aula alle dichiarazioni di voto sul Documento di economia e finanze. «Manca la valutazione e l’impatto del Quantitative Easing che cesserà a dicembre -spiega Crosetto- mancano le previsioni al ribasso della nostra crescita economica, mancano le previsioni al ribasso della crescita economica mondiale e di quella europea, mancano le previsioni dell’impatto di un aumento del costo del petrolio, manca la previsione di un impatto, di uno scontro commerciale che si sta aprendo nel mondo partendo da Trump e con la risposta della Cina, manca totalmente l’impatto di politiche esogene da cui noi da troppo tempo siamo fuori”. “Noi non possiamo pensare al nostro futuro e dimenticarci che, mentre siamo qui a parlare di Def, la Francia e l’Inghilterra stanno portando via quella piccola parte di risorse petrolifere che dalla Libia arrivano qui dopo la guerra. Non ce ne voglia il governo ma, visto quello che c’è nel Def, noi voteremo contro», conclude.

Le parole di Tria sul reddito di cittadinanza.

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  • Laura Prosperini 20 Giugno 2018

    Bagnai MAGNIFICO,
    tria…comatoso
    nei fatti cosa prevarrà il coma euro-peo con l’Italia ridotta a colonia “strozzata” dalle banche d’affari straniere
    o un nuovo periodo di Risorgimento Italiano?
    Spero, ovviamente, il secondo con l’Italia sorprendente protagonista nel mondo.
    Usciamo dal coma indotto dall’euro-pa.