Colpo di scena al G7, Trump fa saltare tutto: non firmerà l’accordo finale

10 Giu 2018 11:16 - di Lara Rastellino

Alla fine, il tanto temuto – e in qualche modo atteso  – colpo di scena finale c’è stato: mentre è in volo per Singapore per il fatidico incontro con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, il presidente Usa Donald Trump via Twitter fa saltare tutto e, non contento, punta pure l’indice contro Trudeau e la Ue, sferrando giusto l’ultimo duro colpo alle relazioni degli Stati Uniti con gli alleati tradizionali. E al termine di un vertice che, come da previsioni, è stato piuttosto spinoso, è arrivato alla fine il temuto strappo: il tycoon ha annunciato via social che non firmerà il documento finale dei lavori del G7. Non solo: nel dichiararlo, ha definito anche il primo ministro canadese Justin Trudeau, «debole e disonesto», e la Ue e i suoi leader, «brutale con gli Usa»…

G7: Trump fa saltare tutto e ritira la firma dal documento finale

Proprio così, dunque: dopo aver lasciato in anticipo il summit, dall‘Air Force One, in volo verso Singapore per il vertice con Kim Jong-un, l’inquilino della Casa Bianca via Twitter annuncia di non voler più firmare il documento finale, un accordo, o comunque un impegno per ridurre le barriere commerciali e riformare l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) «il più presto possibile». Un obiettivo ambizioso quanto ormai praticamente sfumato e impossibile da raggiungere – almeno al momento – che era stato faticosamente trovato: ma alla fine il banco è saltato. Sembra proprio che a far infuriare Trump sarebbero state le parole usate, durante la conferenza stampa finale, da Trudeau che non ha esitato a definire le nuove tariffe – motivate dal presidente americano con ragioni di sicurezza nazionale – «un insulto» per i canadesi che «sono educati e ragionevoli». Ma, ha aggiunto il padrone di casa del G7, «non ci faremo maltrattare», confermando quindi l’intenzione di rispondere ai diktat economici Usa con nuovi dazi, a partire dal primo luglio. A quel punto Trump ha cambiato idea e ha ordinato ai suoi rappresentanti di non firmare il comunicato finale, annunciando la sua decisione sul suo account social prediletto. La risposta di Trudeau non si è fatta attendere: il primo ministro «non ha detto nulla che non abbia mai detto prima, sia in pubblico, sia in conversazioni private con il presidente», conferendo così un criterio di assoluta imprevedibilità alla decisione presidenziale americana. Imprevedibilità in qualche modo però svelata dalle parole stesse di Trump che, alla sua conferenza finale, pur affermando di aver «concluso un G7 di grande successo», aveva fatto sapere che «le cose sarebbero cambiate nei rapporti commerciali», aggiungendo a ulteriore motivazione per la sua decisione finale che «la Ue è brutale nei confronti degli Stati Uniti, e i suoi leader lo sanno», e anche che però, gli Usa non sono e non dovranno essere un «salvadanaio da cui chiunque può rubare».

Tutti gli indizi dello strappo disseminati nelle dichiarazioni di Trump

Non solo: prima della sua partenza, Trump aveva poi confermato di aver lanciato agli altri leader la proposta provocatoria, da lui stesso definita “estrema”, di abolire completamente ogni dazio e barriera commerciale: «Diventiamo dazi-free, barriere-free e sussidi-free. Ora che funzioni o non funzioni, questo non lo so, ma io l’ho suggerito», aveva aggiunto confermando quindi l’intento irriverente della sua proposta ai leader degli altri Paesi con i quali, aveva detto sempre in tono ironico, «si è congratulato per essere riusciti in modo così folle ad imporci degli accordi commerciali così positivi per i loro Paesi». Insomma, gli elementi per dubitare di un’uscita di scena pacifica e condivisa li aveva disseminati tutti Donald Trump, eppure oggi la sua inversione a U suona come uno strappo vero e proprio: a cui difficilmente potrà essere messa una pezza. Ed eventualmente, a che prezzo poi?

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