Tutto da rifare: ecco qual era la lista dei ministri del governo mai nato Lega-M5S

28 Mag 2018 10:34 - di Ginevra Sorrentino

È saltato tutto: dopo 84 giorni di crisi. Dopo trattative infinite e una lenta ma continua ri-negoziazione. Ora è caos istituzionale, con una spaccatura verticale che separa la maggioranza degli elettori che ha votato eleggendo di fatto un governo a guida mista Lega-Cinque Stelle e gli investitori (stranieri) motore immobile di quell’Europa germanocentrica che, ricattandoci a colpi di spread, hanno di fatto ottenuto dal presidente Mattarella di adire a alla scelta del premier. Un presidente del Consiglio, ancora una volta, non eletto alle urne e – ancora una volta, come nel caso di Renzi “nominato” dall’allora inquilino del Quirinale, Giorgio Napolitano – voluto dal Colle. Spazio a Cottarelli, dunque, l’uomo chiamato a rassicurare le Borse e Bruxelles, le banche e gli investitori: tutti, insomma, tranne che gli elettori, il cui verdetto elettorale è stato stracciato e gettato al macero. Ma quale sarebbe stato il governo a guida Conte mai nato? A svelare la lista dei ministri mai arrivati a giurare è lo stesso Luigi Di Maio che, alle caselle aggiunge anche quella messa all’indice da Mattarella, la scelta voluta e portata avanti fino alla fine e che ha fatto saltare tutto: Savona al ministero dell’Economia. Vediamo, allora, quale sarebbe stato l’esecutivo a guida Lega e M5S se…

Ecco la lista dei ministri del governo a guida Lega-5 Stelle mai nato

  1. A fianco del premier Conte avrebbero operato, in una sorta di triumvirato sinergico, gli stessi Di Maio e Salvini al lavoro a quattro mani sul ruolo di vice premier.
  2. Non solo: i due leader leghista e grillino avrebbero avuto anche la guida del Viminale, Salvini, pronto a mettere mano alla spinosa questione “immigrazione” e alla sicurezza, mentre al numero uno pentastellato sarebbero toccati Lavoro e Mise, dicasteri chiave per portare avanti il discorso sul reddito di cittadinanza e per guidare la barra del timone delle crisi industriali, a partire da quella ormai endemica dell’Ilva.
  3. A Giancarlo Giorgetti, invece, sarebbe andato il compito di riequilibrare eventuali sbilanciamenti a trazione movimentista dallo scranno del sottosegretario alla presidenza del consiglio.
  4. Alla Giustizia sarebbe andato il pentastellato Alfonso Bonafede.
  5. Alla competitor interna per la guida del ministero di via Arenula, invece, la leghista Giulia Bongiorno, sarebbe andato il ruolo al vertice della Pubblica Amministrazione.
  6. Per gli Esteri M5S e Carroccio avrebbero indicato il diplomatico Luca Giansanti, ex ambasciatore pochi mesi fa dimessosi dalla stessa Farnesina.
  7. Forte di un’esperienza maturata sul campo come medico legale, a Giulia Grillo, capogruppo M5s alla Camera, sarebbe andato il dicastero della Salute.
  8. La difesa del made in Italy sarebbe stato affidata a un leghista, con Gian Marco Centinaio chiamato a gestire le Politiche Agricole.
  9. Il ministero per il Sud sarebbe andato alla grillina pugliese Barbara Lezzi.
  10. A gestire l’emblematico ruolo dei rapporti col Parlamento il delfino di Di Maio, Riccardo Fraccaro, già questore alla Camera.
  11. Alla Difesa, come indicato ancor prima delle elezioni, Elisabetta Trenta, analista su difesa e sicurezza, docente alla Link University.
  12. Fuori dalle Infrastrutture la scomoda No tav, Laura Castelli, che sarebbe stata rimpiazzata da Mauro Coltorti.
  13. L’Istruzione sarebbe stata gestita da un ministro della Lega con Marco Bussetti.
  14. Per i Beni culturali era stato indicato Alberto Bonisoli in quota M5s.
  15. Infine, agli Affari regionali sarebbe andata la leghista veneta Enrica Stefani, e al ministero per la Disabilità il fedelissimo di Salvini: Lorenzo Fontana.

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  • Sabino Gallo 29 Maggio 2018

    “POLTRONE E SOFA'” !