Trapani, espulso tunisino: voleva portare il figlio a combattere con l’Isis

11 Mag 2018 19:13 - di Redazione

È stato rimpatriato venerdì nella sua città d’origine un cittadino tunisino di 31 anni residente a Trapani, sul quale si era concentrata da tempo l’attenzione della Digos. L’interesse degli investigatori era nato dopo alcuni suoi apprezzamenti sugli attentati terroristici avvenuti nel 2015 in Francia. L’uomo aveva modificato il proprio comportamento, facendosi crescere la barba e diventando un fervente praticante della religione musulmana, frequentando assiduamente la locale moschea. Ogni giorno, nella sua abitazione in una strada centrale della città, anche dopo essere rincasato molto tardi dal lavoro, aveva preso l’abitudine di guardare e ascoltare sul tablet sermoni in lingua araba recitati da diversi predicatori, dal forte contenuto antisemita e spesso inneggianti alla jihad. Le indagini hanno svelato che particolarmente seguiti erano i sermoni di Kamel Zarrouk, l’estremista che sarebbe rimasto ucciso nel 2015 dai bombardamenti delle forze statunitensi considerato il numero due dell’organizzazione terroristica islamica di origine tunisina Ansar Al Sharia, collegata, sia sotto il profilo ideologico che organizzativo, ad Al-Qaeda. In uno degli audio ascoltati il predicatore esalta il Califfo Abu Bakr Al Bagdadi e le azioni terroristiche compiute, dicendo: “Avete visto cosa abbiamo fatto in Canada e come abbiamo colpito in Francia, in Australia e in Belgio e in altri paesi con la Croce e che promettiamo di cancellazione con la benedizione di Dio. Verremo ad ammazzarvi così saprete cosa è la legge di dio, la sharia“.

Numerosissime le visualizzazioni sul canale Youtube di video che riproducevano discorsi di predicatori islamici volti a inneggiare alla lotta contro gli ebrei e, più in generale, contro la civiltà occidentale. “L’analisi del contenuto di tutto quello che, nel tempo, il giovane tunisino ha attentamente seguito sul web – spiegano gli investigatori della Polizia – ha permesso di rilevare i suoi evidenti e non celati sentimenti di condivisione delle ragioni che avevano portato sostenitori dello Stato islamico a compiere efferati atti di terrore stragista in Europa”. Le sue nuove, radicali, prese di posizione avevano destato molta preoccupazione sia nella sua famiglia d’origine che in quella italiana, soprattutto perché l’uomo ha espresso il desiderio di portare con sé il figlio, non appena fosse cresciuto, a combattere in Siria o in Iraq. A Trapani l’uomo aveva costruito relazioni di lavoro e sociali, ma negli ultimi tempi i comportamenti intransigenti erano rivolti anche alla moglie, preoccupata che il marito potesse portarle via il bimbo di pochi anni. Anche nei confronti della moglie, spiegano gli investigatori, “non erano mancati ammonimenti volti a esortarla a non vestire alla maniera occidentale. Anzi, avrebbe dovuto stare attenta a non andare in giro con parti del corpo scoperte e si sarebbe dovuta convertire alla religione islamica, pena la minacciata disgregazione della sua famiglia e, soprattutto, l’allontanamento del piccolo bimbo”. Mentre si trovava a trascorrere le vacanze estive con la sua famiglia nella casa natale a Tunisi, aveva organizzato la circoncisione del figlio proprio l’11 settembre, in concomitanza con l’anniversario della tragedia delle Torri gemelle. Durante le indagini è emerso che l’uomo era coinvolto in un’organizzazione internazionale dedita al procacciamento e alla vendita, in cambio di denaro, di documenti falsi, soprattutto passaporti, da fornire a cittadini extracomunitari legati all’estremismo islamico.

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