Sorrento, ecco le raccapriccianti frasi degli stupratori su WhatsApp

15 Mag 2018 18:53 - di Redazione

E raccapricciante leggere le frasi contenute nelle chat e su WhatsApp dei dieci  stupratori della turista inglese a Sorrento. Non erano passate neanche 48 ore quando  i balordi che allora, nel 2016, avevano  tra i 32 e i 21 anni, continuano  a «spassarsela» in chat, su Whatsapp. L’avevano chiamata «cattive abitudini» e il nome spiega le intenzioni che avevano. In quell’ottobre del 2016, diventa il loro ulteriore «sfizio». È il dopo stupro, che diventa un divertimento, un gioco perverso,  ma ora un determinante elemento di prova. La ricostruzione è del “Messaggero”.

Il barman Mino Miniero, allora 32enne di Portici, il suo collega Fabio De Virgilio, allora 24enne di Vico Equense, poi il vice cuoco Raffaele Regio, allora 21enne di Torre del Greco, e ancora Gennaro Davide Gargiulo, allora 21enne di Sorrento, e Ciro Francesco D’Antonio, allora 21enne di Torre del Greco: si scambiano commenti. Definiscono con precisione l’età della loro vittima «di 50 anni», utilizzando un termine gergale del porno di Internet, «milf» che sta per donna matura «ancora avvenente da desiderarne rapporti sessuali». Si compiacciono di quello che hanno fatto, si scambiano foto scattate quella sera nella stanza di uno di loro sul piano riservato al personale dell’albergo. Uno si lamenta: «Avete fatto i vostri comodi sul mio lenzuolo…». E giù risate, con gli emoticons via chat.

Sono frasi vergognose che aggiungono orrore alla vicenda.  Facevano commenti su chi c’era e chi no, su chi era  stato «più abile» e chi meno. «Erano forse una decina in quella camera leggiamo – poco prima c’era stata la premessa sulla piscina della spa con i due soli barman. Avevano iniziato loro, dopo aver drogato la turista inglese. Poi, avevano lasciato «la preda» ai colleghi.

La ricostruzione

La signora originaria del Kent ha dichiarato: «Ero in vacanza con mia figlia 25enne. Una vacanza organizzata con tour operator, durata una settimana. Era un regalo per il compleanno di mia figlia» ha spiegato in sostanza la turista inglese. Quella dello stupro era l’ultima sera, il giorno dopo madre e figlia sarebbero ripartite come prevedeva il programma e le prenotazioni. E, probabilmente, la sera dello stupro non era stata scelta a caso. Spiegano gli inquirenti: «Pensavano fosse più agevole farla franca, quando poi c’era la partenza. Chi, pur ricordando qualcosa nonostante la droga, ha il tempo di denunciare quando c’è un aereo prenotato?». La figlia 25enne ha confermato il racconto della madre, ha ricordato di averla sentita rientrare qualche ora prima della partenza e di averla vista agitata. «Io mi ero sentita male e sono risalita in camera, lasciando mia madre da sola» ha raccontato la ragazza. In Inghilterra le prime verifiche sono state fatte con i tamponi vaginali e i prelievi di campioni sui vestiti per rilevare il Dna. Sul corpo della turista inglese 50enne erano visibili anche dei lividi. Ma poi, a sostegno della sua denuncia, la donna aveva mostrato le foto dei due barman che aveva scattato quella sera e anche la foto di un altro giovane con un tatuaggio a forma di corona sul collo. Un elemento di identificazione assai utile.

Gli stupratori hanno tentato di cancellare le conversazioni

Dagli inquirenti inglesi i primi accertamenti sono stati trasmessi in Italia. La Procura di Torre Annunziata, coordinata da Alessandro Pennasilico, ha fatto altre verifiche delegando alle indagini il commissariato di polizia di Sorrento, guidato da Donatella Grassi. Negli smartphone dei cinque indagati, sono emerse le conversazioni in chat e le foto. Qualcuno ha tentato di rimuovere quelle tracce «in remoto», usando il programma I-cloud. Ma le foto negli smartphone possono essere recuperate. Inutilmente.

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