Sepsi, ma com’è che siamo tornati ai tempi del dottor Semmelweiss?

5 Mag 2018 17:07 - di Giovanni Trotta

Sembra di essere ritornati ai tempi del dottor Semmelweiss, il medico ungherese che nell’Ottocento scoprì il rapporto tra la pulizia delle mani e la febbre puerperale. Le mani pulite, soprattutto se si tratta di quelle dei medici e degli operatori sanitari, possono salvare delle vite. Anche riducendo le vittime di sepsi, causa più frequente di morte e disabilità in Europa e responsabile ogni anno di un alto numero di decessi, fino 6 milioni di morti, la maggior parte delle quali è prevenibile. Lo ricorda l’Organizzazione mondiale della sanità in occasione della giornata dedicata al lavaggio delle mani, in calendario il 5 maggio. Lo slogan di quest’anno – “E’ nelle vostre mani, prevenite la sepsi legata alle cure” – è infatti un appello alle strutture sanitarie a contrastare questa grave complicanza. Secondo la Global Sepsis Alliance, più di 3,4 milioni di individui sviluppano sepsi ogni anno nella regione europea dell’Oms e 700.000 di questi pazienti non sopravvivono. Un altro terzo dei sopravvissuti muore entro l’anno successivo e molti subiscono conseguenze per tutta la vita, a livello fisico, psicologico e cognitiva. Il costo di questa patologia è stato calcolato in oltre 24 miliardi di dollari, pari al 6,2% del totale di tutti i costi ospedalieri nel 2013. Studi in Europa e in Canada hanno stimato che i costi giornalieri dell’assistenza ospedaliera di una persona colpita da Sepsi vanno da 710 euro a 1033 euro ( dati al 2000). Il primo passo per fermare la sepsi – ricorda l’Oms – è mettere in atto misure per contrastare l’insorgenza di infezioni. Il secondo è impedire alle infezioni di evolvere in sepsi. Ciò richiede, sia nelle comunità sia nelle strutture sanitarie, una diagnosi precoce dei segni e dei sintomi e un appropriato trattamento antibiotico. Negli ospedali, la sepsi può derivare da infezioni associate all’assistenza sanitaria. “Ciò rende ancora più importante per gli operatori sanitari l’adozione di buone misure preventive, compresa un’efficace igiene delle mani. Lavarsi le mani correttamente previene le infezioni e, contemporaneamente, riduce il rischio di sepsi nelle strutture sanitarie”, dice l’Oms. La campagna di quest’anno segue una risoluzione, adottata nel maggio 2017 dalla settantesima Assemblea mondiale della sanità, riconoscendo la sepsi come una priorità globale per la salute e chiedendo una migliore prevenzione, diagnosi e gestione clinica della sepsi. L’Oms punta su 5 inviti all’azione per altrettanti destinatari: per gli operatori sanitari, per i responsabili della prevenzione, per i responsabili delle strutture sanitarie, per i ministeri della Salute, per le associazioni di difesa dei pazienti. È inoltre fondamentale garantire che gli operatori sanitari possano riconoscere, diagnosticare e curare rapidamente la sepsi. Nonostante il suo impatto tragico è infatti troppo spesso sottodiagnosticata in una fase iniziale quando è ancora potenzialmente reversibile.

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