Ruby, la difesa della Minetti: niente prove del favoreggiamento della prostituzione

7 Mag 2018 15:31 - di Paolo Lami

«Il favoreggiamento della prostituzione? Va dimostrato, non presunto. E qui la prova non c’è». Nell’udienza del processo d’appello bis a Milano sul “caso Ruby” che vede imputata l‘ex-consigliera lombarda, Nicole Minetti, insieme all’ex-direttore del Tg4, Emilio Fede, il legale dell’ex-igienista dentalePasquale Pantano, ha chiesto «l’assoluzione piena» per la sua assistita accusata di favoreggiamento della prostituzione di sette ragazze maggiorenni e ritenuta, dall’accusa, la referente degli appartamenti di via Olgettina dove le ragazze avevano i propri appartamenti.

«Non escort, né prostitute, ma solo delle mantenute», puntualizza l’avvocato Pantano. Che, nella sua arringa, ha chiesto, poi, solo come ultima spiaggia, di trasmettere gli atti alla Consulta.
«Non si comprende come possa essere criminologicamente rilevante – ha spiegato l’avvocato Pantano – aiutare qualcuno nell’esercizio libero della prostituzione, in una società che si è evoluta rispetto alla prostituzione degli anni ’40 a cui si riferisce la legge Merlin. All’epoca – ha aggiunto il legale – non c’erano le escort che oggi si offrono liberamente. Se non c’è violazione della sfera di libertà, come avviene invece nella tratta delle prostitute “schiave”, non c’è reato».
E, per sostenere la sua tesi, il legale si è richiamato anche all’ordinanza della Corte d’Appello di Bari che ha deciso di inviare gli atti alla Consulta sulla legge Merlin nel processo d’appello sulle escort portate, tra il 2008 e il 2009, dall’imprenditore Gianpaolo Tarantini nelle residenze dell’allora presidente del Consiglio. Oltre che all’ordinanza nel processo a Cappato «sulla libertà di decidere della propria vita».

Nella sua requisitoria, durante la scorsa udienza il sostituto Pg Daniela Meliota, chiamata a rappresentare l’accusa, ha insistito sulla tesi del «sistema prostitutivo» per chiedere sia di respingere la questione di illegittimità costituzionale che la conferma delle condanne per l’ex-direttore del Tg4 e per l’ex-consigliera lombarda, rispettivamente a 4 anni e 10 mesi e a 3 anni.

Richiesta di assoluzione dall’accusa di tentata induzione alla prostituzione di Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil, costituitesi parti civili al processo in corso, e dal favoreggiamento di altre tre ragazze, fra cui Roberta Bonasia e la stessa Ruby, è arrivata, anche, da uno dei legali di Fede, Salvatore Pino.
Quanto al rapporto Fede-El Mahroug, «Non vi è stata certamente – nega l’avvocato Pinoinduzione alla prostituzione di Ruby, non vi era consapevolezza dell’età e poi non ci sono riscontri che Fede abbia favorito degli incontri con Berlusconi dopo il 14 febbraio 2010».

Per il difensore, Fede non può essere condannato per aver accompagnato Ruby in auto ad Arcore e su quell’episodio è, fa notare, «intervenuta la prescrizione».
I giudici si sono poi riuniti in camera di consiglio e la sentenza è attesa alle ore 16.
Il nuovo procedimento d’appello “bis” è scaturito dalla decisione della Cassazione del settembre 2015 di rinviare gli atti ad un altro giudizio di secondo grado per colmare alcune «lacune motivazionali» della sentenza avendo riconosciuto un «vuoto motivazionale grave».

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  • Mino 7 Maggio 2018

    ARTICOLO DI M****: VERGOGNATEVI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!