Letteratura: addio a Philip Roth, eterno candidato al Nobel

23 Mag 2018 14:24 - di Redazione

Gigante della narrativa americana e mondiale, voce autorevole del dissenso rispetto al mito dell'”american way of life”, scrittore dai mille premi, Philip Roth, morto a New York, a 85 anni, è stato un eterno candidato al Nobel. Si può parlare di un segno del destino nel suo caso. Il grande scrittore americano è morto proprio nell’anno in cui il Premio non sarà assegnato dopo lo scandalo delle molestie sessuali che ha travolto l’Accademia di Svezia. Un evento che non accadeva dal 1943. Eppure Roth si è visto sorpassare nell’assegnazione del Premio da tanti altri colleghi, dovendosi “accontentare”, tra gli altri, di un Pulitzer nel ’98 per “Pastorale americana” e del “Man booker international prize” nel 2011, a un anno di distanza dalla pubblicazione della sua ultima opera, “Nemesi”. Poi il silenzio. Un silenzio annunciato in un’intervista alla rivista francese “Les Inrockuptibles”, quando Roth con una metafora spiegò di volersi ritirare dalla letteratura: «Alla fine della sua vita il pugile Joe Louis disse: “Ho fatto del mio meglio con i mezzi a mia disposizione”. È esattamente quello che direi oggi del mio lavoro. Ho deciso che ho chiuso con la narrativa. Non voglio leggerla, non voglio scriverla, e non voglio nemmeno parlarne». E per evitare tentazioni di pubblicazioni postume, lo scrittore ha dato disposizioni ai parenti di distruggere il suo archivio personale che potrebbe contenere inediti.

Philip Roth aveva 85 anni

Nato il 19 marzo 1933 a Newark, nel New Jersey, figlio di ebrei borghesi molto osservanti, Roth fu studente brillante; conseguita la laurea in letteratura inglese, insegnò per breve periodo presso l’Università di Chicago. Nel 1959, abbandonata la carriera universitaria, esordì con “Addio, Columbus”, volume di racconti ambientati in una comunità ebraica contemporanea in cui affiorano segni di decadimento. Il libro rivelò subito uno stile ironico, coltissimo, imbevuto di suggestioni culturali cui è stato e sarà sempre soggetto: la psicanalisi, il laicismo di matrice ebraica, la satira del contemporaneo.

Roth è stato il narratore della piccola borghesia americana

Roth è stato autore di oltre trenta titoli fra racconti e romanzi come Il lamento di Portnoy – capolavoro dello scandalo nell’America alla soglia degli anni ’70 – e Pastorale Americana, racconto della vita in pezzi di Seymour Levov che gli vale il premio Pulitzer nel 1998, primo capitolo di una trilogia epocale insieme a Ho sposato un comunista e La macchia umana. Roth ha saputo raccontare la piccola borghesia americana dalla quale proveniva attraverso voci e parole dei suoi personaggi, da Levov a Nathan Zuckerman passando per Alexander Portnoy e sé stesso: morale, ma anche sesso e religione i temi ricorrenti per mostrare vita e contraddizioni della società contemporanea.

 

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