L’allarme di Coldiretti: il maltempo stressa le api e dimezza il miele

15 Mag 2018 13:09 - di Redazione

Gli sbalzi termici con l’improvviso ritorno della pioggia e del freddo stressano le api che restano negli alveari e dimezzano la produzione di miele. È la Coldiretti a lanciare l’allarme sugli effetti delle condizioni climatiche avverse che stanno ostacolando il lavoro delle api in occasione delle principali fioriture, dal tarassaco all’acacia. La primavera instabile – sottolinea la Coldiretti – sta creando grossi problemi agli alveari da nord a sud del Paese anche perché il maltempo ha compromesso molte fioriture e le api non hanno la possibilità di raccogliere il nettare.

Il 2017 anno nero per il miele: solo 10 milioni di Kg

La sofferenza delle api – precisa la Coldiretti – è un indicatore dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Gli effetti del clima – rileva la Coldiretti – aggravano il già pesante deficit registrato nel 2017 quando la produzione di miele made in Italy è risultata pari a circa 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna. Una situazione che ha peggiorato la dipendenza dall’estero con le importazioni che nel 2017 hanno superato i 23 milioni di chili con un aumento di quasi il 4 per cento rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 8 milioni e mezzo di chili e la Cina con quasi 3 milioni di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.

Coldiretti: attenti agli Ogm

Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia la Coldiretti – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. Nelle campagne italiane – conclude la Coldiretti – ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45mila apicoltori tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni.

Commenti

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  • Giuseppe Tolu 16 Maggio 2018

    Beh, basterebbe curarle con della pappa reale, credo ?