Governo, o tutti dentro o tutti fuori: il centrodestra non ha alternative

12 Mag 2018 11:29 - di Mario Landolfi

Per una volta, riconosciamolo, ha ragione Marco Travaglio: questa storia del centrodestra che si proclama compatto a dispetto della Lega che s’imbuca al governo mentre FI e FdI restano all’opposizione è semplicemente ridicola. Non sta in piedi. Ricorda quel tale che diceva della propria fidanzata: «È incinta, ma solo un po’». È  puro nonsense, inteso come contrario del buon senso. Bisogna convincersi una volta per tutte che neppure in politica la logica è surrogabile dalla fantasia e che spesso l’estremismo creativo produce solo effetti indesiderati. Ve l’immaginate, quando sarà, che bella campagna elettorale “unitaria” condurrebbe il centrodestra con Salvini a magnificare le scelte del governo e gli altri due a dirne invece peste e corna? Sarebbe da scompisciarsi dalle risate. Nè servirebbe più di tanto ripiegare su mezze misure come l’«astensione benevola» suggerita da Giovanni Toti: andrebbero a pennello solo a Forza Italia, che le mezze misure le ha già sfoggiate nella passata legislatura con un effetto glamour che ha stordito tutti. Al punto che manco ci ricordiamo dove fossero esattamente collocati i berlusconiani: un po’ contro, un po’ a favore e pronti all’occorrenza ad uscire dall’aula. Potrebbe fare lo stesso Giorgia Meloni? Certo che no. Lei guida un partito identitario, che vive di messaggi netti ed inequivocabili cui non si confanno certo le sfumature, né di grigio né di nero: o di qua o di là. E allora che tutti valutino il da farsi. Dividersi ora tra chi entra e chi resta fuori costituisce oggettivamente una frattura irrimediabile. Tanto più che per mantenere fede agli impegni elettorali i contraenti del patto di governo dovranno attivare prassi di rottura su più fronti, a cominciare dal rapporto con l’Unione europea. Insomma, quel che si sta stagliando al nostro orizzonte racchiude una sfida impegnativa. E le sfide o si raccolgono o si rifiutano. Il tempo dei rinvii e delle mezze misure è finito da un pezzo.

Commenti

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  • Andrea Costa 12 Maggio 2018

    Quei due (Salvini-Di Maio) non mi convincono. C’è puzza di progettino secessionista morbido o autonomismo cialtrone spinto. In questo senso FdI è la “cartina di tornasole”, anzi…di “torna-sòla” (politica) per tutti quelli che “a parole” si dicono sovranisti e dicono di amare l’Italia e la sua Capitale. Ho l’impressione che la vera pregiudiziale contro FdI sia proprio questa, insieme alla sua visione economica anti-liberista. Ricordiamoci che l’anomalia europea italiana, rispetto al quadro politico continentale, è quella di esprimere un partito sovranista e nazionale al 4%…Mentre stravince un partito regionalista-secessionista che non ha ancora cambiato nome e statuto

  • Del mondo Raffaele 12 Maggio 2018

    Pretendo rispetto per Giorgia Meloni e i suoi elettori. Centrodestra unito o nessun governo

  • Giuseppe Vacca 12 Maggio 2018

    Per carita’ di Dio ,
    avvertite Salvini che i 5stelle insieme al Presidente Mattarella gli stanno preparando il classico ‘biscotto’ !!!
    Lasciasse perdere e tornasse immediatamente nel centrodestra!

  • Carlo Fulco 12 Maggio 2018

    Ben detto. Giorgia Meloni è una donna forte e decisa è rapresenta un partito che proviene dal Msi ( la disastrosa parentesi di An, di cui Landolfi è stato un esponente autorevole, per fortuna è stata da lei eliminana nel congresso di Trieste?) e che ha le idee molto chiare.