Governo, la trattativa si fa in salita? Forse c’è lo zampino di Mattarella

15 Mag 2018 12:03 - di Corrado Vitale

«Buona giornata amici! Coerenza, pazienza, voglia di fare, umiltà e concretezza, e serve anche fortuna. Vi voglio bene». È il buongiorno su Instagram di Matteo Salvini, che accompagna il post alla foto di un cappuccino con un cuore di cioccolato disegnato sopra. L’allusione è chiaramente allo stato delle trattative per la formazione del governo. È un’immagine distensiva dopo la tensione di ieri e quel «o firmiamo o vi salutiamo» che ha rivelato il mutamento d’umore del leader della Lega dopo l’ottimismo manifestato nei giorni precedenti. Un’immagine che non cambia però il clima odierno, caratterizzato dallo scetticismo.

«L’accordo è in salita», «La tentazione di Salvini, alzarsi e ribaltare il tavolo»: questi i titoli che campeggiaano oggi sui maggiori siti. «Altissimo rischio politico, bassa resa»: sono queste, inoltre, le parole attribuite oggi al leader legista, parole  che nelle ultime ore, nel Carroccio, si diffondono come fossero uno slogan.

Oggi tutti parlano delle difficoltà tra M5S e Lega, non solo per quanto riguarda i nomi, ma anche e soprattutto per ciò che concerne i punti del programma. Dall’immigrazione alla flat tax, dalle grandi opere al reddito di cittadinanza, tutto all’improvviso torna in alto mare.

A questo punto è lecito chiedersi: che cosa è successo nelle ultime 24-48 ore a determinare questo brusco cambiamento  lìd’atmosfera? Fino a domenica tutti i protagonisti del confronto ripetevano che c’era «accordo sui punti fondamentali» e che, parole di Luigi Di Maio, si stava scrivendo la «storia». È successo che Mattarella si è messo pesantemente di mezzo, rivendicando alla funzione presidenziale l’ultima parola su premier e ministri. Ed è probabile che questa rivendicazione di poteri abbia fatto breccia nel M5S, che da allora ha cominciato a porre ostacoli a Salvini. Giulio Sapelli, premier in pectore, ieri, per mezza mattinata, non ha dubbi: il veto su di lui è stato dall’«asse Mattarella-Di Maio, prono all’Europa, anzi a questa Europa, alla Ue così com’è».

Post hoc propter hoc (dopo di questo, quindi a causa di questo), dicevano i latini. Oppure possiamo ricorrere a una delle più celebri battute attribuite ad Andreotti: «A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre». Il risultato alla fine è sempre lo stesso

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Graziano 19 Maggio 2018

    Speriamo che ci sia questo governo che hanno voluto gli italiani …. Dico ai due partiti Salvini e Di Maio andare avanti con i vostri programmi ed non ascoltate gli altri che stanno bene ….. Mentre il popolo vero sta male non ha più niente da perdere …. Tanto anche gli altri governi parlano parlano tanto con le pancie piene di benessere e soldi tranquilli …. Non devono fare i conti a fine mese come noi operai fortunati chi ha il lavoro … Tanto anche gli altri governi sono stati un disastro …… Ero per il pd adesso sono per lega o 5 stelle buona giornata….

  • Laura Prosperini 15 Maggio 2018

    Einaudi (figura non particolarmente esemplare) fece esattamente l’opposto di quanto minacciato da mattarella.
    Per cui cominciamo a ventilare l’ipotesi dell’art. 90, no ad ingerenze di mattarella/napolitano
    in questa fase delicata per l’Italia (con i potenti stranieri che inciuciano per far saltare tutto) gli elettori sono stati chiarissimi almeno su chi NON DEVE GOVERNARE per cui il resto è fuffa e deve rimanere tale (dopo decenni di malgoverno tecnico/politico eterodiretto). O accordo o voto NON altro.