Anarchici, tracce di Dna sulle buste esplosive inviate ai pm torinesi

11 Mag 2018 18:50 - di Paolo Lami

Sono “firmate” con tracce di Dna le buste esplosive indirizzate circa un anno fa ai pm di Torino, Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna, impegnati in importanti inchieste, tra cui quelle sulle frange violente del movimento no Tav e sull’area anarchica.
C’è, dunque, una svolta importante e decisiva nell’inchiesta della Procura di Milano che stava svolgendo accertamenti sui plichi contenenti polvere esplosiva e fili elettrici – «ordigni artigianali, ma che potevano esplodere» dissero, fin a subito  gli esperti – consegnati al Palazzo di giustizia di Torino il 7 giugno di un anno fa.

Quel giorno, in tarda mattinata, dall’ufficio smistamento posta del Tribunale di Torino arrivò un allarme dopo che gli addetti alla linea notarono due buste esplosive contenenti materiale che sembrava polvere esplosiva e rilievi che facevano immaginare circuiti elettrici.
Le due buste esplosive, che riportavano un timbro postale di Genova e indicavano, come mittenti, alcuni presunti avvocati in maniera da eludere i consueti controlli sulla posta in arrivo, erano indirizzati ai  pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna impegnati in inchieste delicatissime sull’eversione anarcoinsurrezionalista.

Il Tribunale venne immediatamente isolato, furono sospesi tutte le udienze e vennero allontanate tutte le persone presenti all’interno dell’edificio. Vigili del Fuoco e artificieri dell’Arma procedettero poi ai controlli dell’intera aerea e le due buste esplosive vennero messe in sicurezza.
Gli artificieri accertarono che, effettivamente, le buste contenevano esplosivo – polvere pirotecnica, per la precisione – cavi elettrici e una batteria per l’alimentazione del circuito. E che, anche se gli ordigni erano artigianali, erano innescati e potevano esplodere. L’apertura della busta avrebbe chiuso il circuito elettrico e provocato la detonazione.

Ora su quelle buste è stato rinvenuta una traccia di Dna che nei prossimi giorni verrà analizzato nei laboratori del Ris di Parma. Inquirenti e investigatori confidano in un risultato positivo dal confronto con i profili genetici presenti nella Banca Dati del Dna.

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