Chi teme il 25 aprile fascioleghista e chi dice “festa da superare”

24 Apr 2018 13:20 - di Adele Sirocchi

Vigilia del 25 aprile con un’Italia ancora senza rotta, nella quale nessuno sa dire con certezza di quale colore o sfumatura sarà il prossimo governo. In questo clima cade la ricorrenza del 25 aprile, la festa più antifascista del calendario nazionale. E naturalmente c’è chi sta lì pronto a puntare il dito, nell’attesa di vedere come si comporteranno i vincitori delle elezioni del 4 marzo. È il caso dello storico Giovanni De Luna il quale, in un articolo di fondo per La Stampa, ricorda che 70 anni fa la Resistenza fu la base su cui si legittimarono i partiti che ereditarono l’Italia postfascista. E oggi? Oggi “può darsi – scrive De Luna – che Salvini e Di Maio considerino superati questi valori e che la Lega e i Cinquestelle intendano rifondare la Terza Repubblica su un nuovo patto di memoria che escluda la Costituzione e l’antifascismo. Ma allora lo si dica chiaramente e ci si misuri con gli italiani, proprio a partire da questo 25 aprile”. Il che significa in buona sostanza lanciare un avvertimento sia a Salvini che a Di Maio: o si adeguano alla retorica resistenziale oppure se la vedranno con gli antifascisti.

Di segno completamente diverso il fondo di Mario Ajello sul Messaggero il quale scrive di un 25 aprile triste e superato “che neanche lo spauracchio neofascista agitato prima del voto è riuscito a rinverdire”. Il perché è presto detto: “La sinistra boccheggia, la destra non si sa più che cos’è, i parametri ideologici del ‘900 sono irrintracciabili”. Infine Ajello ha il coraggio di dire che l’antifascismo “è diventato desueto”. E ciò grazie agli storici che hanno sfatato il mito della Resistenza come “come grande guerra di popolo”. Ma non va dimenticato anche il fattore tempo: nell’Anpi, basata “sul motto antistorico ‘ora e sempre Resistenza’ – ormai “sono meno di 4mila gli iscritti tra gli 85 e i 92 anni”. Allora la domanda da porre a chi governerà l’Italia è un’altra: come si sostituisce il 25 aprile? E porre la domanda sottintende come implicita una presa d’atto: il 25 aprile è ormai a tutti gli effetti una festa superata soprattutto se deve servire solo a far litigare ebrei e filopalestinesi di sinistra.

Commenti

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  • luigi lucini 25 Aprile 2018

    25 aprile: fine della nazione e dell’orgoglio di patria; nessuna festa ma ricorrenza luttuosa per la guerra perduta e per il tradimento subito.
    Io oggi lavoro.

  • Giuseppe Forconi 25 Aprile 2018

    Paolo Paolo, ma siamo in Italia, e abbiamo anche due mostri che non si possono sradicare: – L’anpi e i comunisti ( un po sparsi tra Verdi,PD, 5 iene, Rifondazione e tante altre belle sigle. Pertanto 25 Aprile, ricorrenza o meno, non ci sara’ mai pace. Ormai luna buona percentuale d’italiani e contaminata nel DNA dal virus dell’antifascismo. Cosa vogliamo festeggiare o ricordare ? Meglio un buon bicchiere di vino e ricordare solo nelle nostre menti.

  • Massimiliano 25 Aprile 2018

    Oggi non c’è nulla da festeggiare…

    • Adria 25 Aprile 2018

      Hai ragione , più che liberazione è invasione di feccia che viene solo per rubare , violentare e massacrarci , a cosa sono servite le vite date per liberarci se ora ci lasciamo invadere ?

  • Ferruccio Silvano Bravi 24 Aprile 2018

    D’accordo: la celebrazione più scellerata e più antinazionle imposta agli Italiani da un regime canaglia di assassini e ladri e naufragata nel male assoluto che chiamano ‘Democrazia’, a significare ‘governo di popolo’ ma di fatto in Italia è regime di farabutti.
    Storicamente tale lugubre festività fu imposta all’Italia sconfitta dal partito comunista ed è ora cancellata non dalla sacrosanta indignazione degli Italiani ma in conseguenza del suicidio politico dei criminali rossi.
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  • Carlo Fulco 24 Aprile 2018

    Il 25 aprile rappresenta la fine della guerra civile e l’inizio dell’eccidio di migliaia di inermi militari e civili che aderirono alla RSI. Commemorando tale ricorrenza non si fa altro, quindi, che rinfocolare i sentimenti di odio che furono all’origine di quella guerra civile. Le altre nazioni civli che hanno avuto episodi di guerre civili (ancora più gravi, come la Spagna) no li celebrano, se non per ricordare, in egual misura, i morti di entrambe le parti contendenti. In Italia ciò non succede. Evidentemente non siamo una nazione civile.

  • Paolo 24 Aprile 2018

    Il 25 aprile dovrebbe essere la ricorrenza che ricorda la fine della guerra e dove dovrebbero essere ricordati tutti (e dico tutti ) i caduti che in buona fede dettero la vita per l onore dell’ Italia e non una ricorrenza di parte dove si ricordano i fratelli cervi e non i fratelli govoni .