Morti da amianto, De Benedetti assolto ma la Procura valuta il ricorso

18 Apr 2018 16:42 - di Paolo Lami

Esulta l’avvocato Tommaso Pisapia, nipote dell’ex-sindaco rifondarolo di Milano, Giuliano, e legale di Carlo De Benedetti, per l’assoluzione oggi dell’imprenditore e storico editore di Repubblica e di altre 12 persone nell’ambito del processo di secondo grado, di fronte alla Corte d’appello di Torino, per le morti d’amianto di quattordici ex-lavoratori degli stabilimenti Olivetti che tra il 2008 e il 2013 si erano ammalati o erano deceduti per il contatto con sostanze nocive sul luogo di lavoro.

I magistrati torinesi hanno assolto tutti e 13 gli imputati, fra cui l’ex-parlamentare Pds e Ds, Franco DeBenedetti, fratello dell’ingegnere, e l’ex-ministro Corrado Passera con la formula «perché il fatto non sussiste». Ma la vicenda è tutt’altro che chiusa. Aldilà dell’esultanza dei legali di De Benedetti. La Procura Generale di Torino ha già fatto sapere che aspetta di leggere le motivazioni per impugnare, in Cassazione, la sentenza assolutoria dei giudici d’appello che hanno ribaltato completamente la sentenza precedente di primo grado con la quale nel 2016 il Tribunale di Ivrea aveva condannato Carlo De Benedetti e il fratello Franco, già vicepresidente e amministratore delegato di Olivetti, a 5 anni e 2 mesi di carcere e Corrado Passera un anno e 11 mesi di reclusione.

Nella requisitoria la Procura generale di Torino aveva chiesto sostanzialmente la conferma della sentenza di primo grado, con alcune variazioni. Ora il Procuratore Generale Carlo Maria Pellicano spiega a caldo: «la sentenza è difficilmente commentabile perché non abbiamo le motivazioni, quindi le aspettiamo e poi valuteremo. Se l’assoluzione è sul nesso eziologico, noi riteniamo che le esposizioni successive siano accreditate dal sapere scientifico come rilevanti sempre, e impugneremo in Cassazione. Per ora noi e la difesa siamo sull’1-1».

«In Cassazione – ha proseguito Pellicano – c’è molto fermento non c’è, per quello che abbiamo potuto notare, una grande univocità di indirizzo e c’è un grande disorientamento nei giudici di merito proprio per il modo in cui viene affrontato il problema del nesso eziologico, sempre che sia questo il motivo dell’assoluzione però fino a quando non avremo le motivazioni non possiamo dire nulla».

«La Corte è stata molto coraggiosa nel distruggere questa sentenza ingiusta e finalmente ha reso giustizia a tutte queste persone – gioisce Tomaso Pisapia, legale di Carlo De Benedetti – Ho già sentito il mio assistito è molto contento, aveva fiducia nella magistratura e nella giustizia e ha fatto bene».

«Siamo stupiti e amareggiati, un colpo di spugna così non ce lo aspettavamo – reagiscono dalla Fiom torinese – Le sentenze si rispettano ma si possono non condividere: leggeremo le motivazioni  ma il messaggio è comunque devastante, perché decine di lavoratori sono morti per l’esposizione all’amianto in Olivetti e non hanno avuto giustizia».

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