Apr 21 2018

Redazione @ 15:33

Martina: «Al Pd non bastano le primarie. Occorrono i “buttadentro”»

AAA: “buttadentro” cercasi. Seppur con notevole ritardo, il Pd comincia a realizzare che la sconfitta elettorale patita alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo non è un episodio ma ha cause profonde e, si sarebbe detto un tempo, “strutturali”. Lo confermano le preoccupate parole pronunciate dal suo segretario reggente Maurizio Martina nel corso dell’incontro organizzato dalla minoranza interna sul tema Insieme per pensare, per reagire all’acquario civico di Milano: «Non ce la caviamo con una domenica al gazebo – ha avvertito l’ex-ministro dell’Agricoltura – e pur riconoscendo l’importanza e la forza delle primarie, dico che non dobbiamo prendere scorciatoie, ma aprire una riflessione che coinvolga tutto».

Martina fa i conti con la crisi del partito

Obiettivo di Martina è quello di bandire i personalismi in vista delle future scadenze interne: «Se solo potessi – ha detto – abolirei la discussione sul “mi piace” o “non mi piace quel leader”». Il Pd – è il senso del suo ragionamento – non può più avvitarsi nello scontro fratricida tra «renziani o non renziani, cuperliani o non cuperliani, maggioranza o non maggioranza», ma deve fare altro. «Dobbiamo prenderci tempi e strumenti – ha detto ancora Martina – per organizzare questo lavoro e chiedere aiuto alla società fuori di noi; abbiamo bisogno di un po’ di energie e un po’ di teste che anziché fermarsi a commentare i nostri travagli ci diano una mano, con tutta l’autonomia e libertà del caso. Servono i “buttadentro“, cioè persone che ci aiutino allargare presenze e pensiero».

Orlando: «Il Pd non basta più»

Che il Pd abbia bisogno di una robusta cura ricostituente è convincimento espresso anche dal ministro Andrea Orlando a margine di una manifestazione tenutasi a Firenze: «Il problema è che il Pd oggi così come lo abbiamo concepito non basta più. È giusta l’idea di costruire un contenitore unitario – ha precisato il guardasigilli – , ma non basta più un trattino per tenere insieme pezzi di società che ormai hanno domande radicalmente diverse».