Libia: torture e abusi feroci nelle galere di al Serraj, l’amico di Gentiloni

11 Apr 2018 14:59 - di Giovanni Trotta

Migliaia di persone detenute, torturate e sottoposte ad abusi in Libia dalle milizie locali, alcune delle quali affiliate al governo di Tripoli guidato da Fayez al Serraj, l’ambiguo uomo politico libico con il quale a suo tempo Renzie Gentiloni strinsero patti di ferro, sostenendo che era un vero democratico. Lo denunciano le Nazioni Unite, che parla di arresti prolungati arbitrari e fuorilegge. In un rapporto l’Onu parla di migliaia di donne, uomini e bambini raggruppati in carcere ”su base familiare o tribale, o per affiliazione politica”. Inoltre le Nazioni Unite denunciano che i detenuti hanno “poco o nessuna possibilità di far ricorso alla giustizia”. A fronte di questa situazione, prosegue il rapporto, i gruppi armati vagano liberi in un clima di impunità. A proposito della situazione in Libia, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein ha detto che “l’orrore e l’arbitrarietà di tali detenzioni” colpisce sia le vittime sia le loro famiglie, aggiungendo che “le violazioni e gli abusi devono cessare e che i responsabili di tali crimini devono essere giudicati”. Il commissario Onu ha quindi chiesto alle autorità libiche di intervenire urgentemente con il sostegno della comunità internazionale. ”Invece di integrare i membri dei gruppi armati nelle strutture di comando e controllo dello stato, i governi libici hanno fatto sempre più affidamento su di loro per le forze dell’ordine, dandogli la facoltà di condurre arresti e detenzioni. Hanno pagato loro gli stipendi e fornito loro attrezzature e uniformi”, dice il rapporto. Il risultato è stato un aumento del potere di queste milizie, che sono rimaste autonome rispetto a una supervisione governativa. L’Onu stima che a partire da ottobre 2017 circa 6.500 persone siano detenute in carceri ufficiali della Polizia giudiziaria del ministero della Giustizia. Non ci sono invece statistiche disponibili per strutture dipendenti dai ministeri dell’Interno e della Difesa, né per quelle gestite direttamente dalle altre milizie. ”Queste strutture sono note per torture endemiche e altre violazioni o abusi dei diritti umani”, afferma il rapporto. Ad esempio viene citata la struttura di detenzione della base aerea di Mittiga, a Tripoli, dove sono detenuti circa 2.600 tra uomini, donne e bambini, la maggior parte senza possibilità di avere contati con le autorità giudiziarie. Nella prigione di Kuweifiya, il più grande centro di detenzione nella Libia orientale, si ritiene che siano detenute circa 1.800 persone.

Commenti

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  • Lorenza ceccaroni 12 Aprile 2018

    Ah gheddafi, gheddafi, se tu ci fossi ancora… quanti guai ci saremmo risparmiati…… tutti….!!!