Un libro contro la suora del Duce. L’autore: i preti lo boicottano

10 Mar 2018 14:33 - di Redazione

E’ stata beatificata il 31 maggio del 2014 Maria Josefa Alhama Valera, più conosciuta come Madre Speranza, fondatrice nel 1951 del santuario dell’Amore misericordioso a Collevalenza, in cui è aperta l’unica Porta santa della diocesi di Orvieto-Todi. Il luogo è diventato nel tempo una piccola Lourdes italiana perché l’acqua del santuario (dove Madre Speranza fece costruire piscine per i malati) è ritenuta miracolosa. Le finalità taumaturgiche di quest’acqua e la sua interdipendenza con l’azione pastorale del Santuario sono espresse nella “Preghiera per il Santuario”, composta dalla stessa Fondatrice: “… Benedici, Gesù mio, il tuo grande Santuario e fa che vengano sempre a visitarlo da tutto il mondo: alcuni a domandarti la salute per le proprie membra straziate da malattie che la scienza umana non sa curare; altri a chiederti perdono dei propri vizi e peccati; altri, infine, per ottenere la salute per la propria anima annegata nel vizio…”.

Durante la guerra civile spagnola (che vide martirizzati 7000 religiosi) Madre Speranza fa la spola tra Roma e la Spagna: varie fonti accennano ad un’attività attuata anche grazie a fenomeni di bilocazione. Avrebbe trasmesso tra il 1936 e il 1938 messaggi di Mussolini alle autorità militari spagnole e viceversa. Uno dei suoi biografi, Aldo Maria Valli, fa risalire a questo periodo anche il salvataggio di migliaia di bambini baschi che il governo della regione autonoma aveva fatto trasferire all’estero per un’opera di indottrinamento marxista. Fondamentali per far ricongiungere questi bambini alle loro famiglie furono i collegi gestiti dalle Ancelle dell’Amore misericordioso, congregazione fondata da Madre Speranza nel 1930.

Ora è uscito un nuovo libro su questa figura, già in vita oggetto di una campagna denigratoria anche da parte di un esponente del Pci, Alberto Provantini, che parlò di “fabbrica dell’acqua santa”. Il libro è scritto da un professore di liceo, Massimo Rocchi Bilancini, Costi quel che costi (ediz. Futura), il quale dipinge Madre Speranza come una Santa molto atipica che sfrutta il bisogno di Sacro insito nelle persone e ne contesta i presunti miracoli. L’autore lamenta una sorta di boicottaggio nei suoi confronti  e racconta al Fatto che sarebbe stato chiesto ai fedeli di non recarsi alla presentazione del libro alla sala consiliare di Todi per difendere la reputazione della santa. Bilancini è comunque talmente convinto della sua missione da scrivere su Fb che “nonostante i boicottaggi, gli insulti ricevuti, le minacce subite, le prese di distanza di certi soggetti politici, abbiamo infranto un tabù, parlando di Madre Speranza di Collevalenza senza alcuna reticenza, rileggendone per la prima volta la vita e l’operato con un approccio critico. Le sue tante ombre da oggi non possono essere più ignorate”. Tra le ombre citate da Rocchi Bilancini anche il giallo della morte di Maria Pilar de Arratia, la nobildonna spagnola principale benefattrice di Madre Speranza, spentasi improvvisamente a 52 anni nel 1944 nel parlatorio del convento romano fondato dalla religiosa.

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