Tensione tra i grillini per la partita sul Senato: cade pure “la foglia” di Fico dei duri e puri…

22 Mar 2018 14:03 - di Lara Rastellino

La tensione tra i grillini genera uno strano cortocircuito: malumori e qualche cancellazione in agenda, allora, tradiscono più di un semplice mal di pancia tra i più nervosi e la dicono lunga sull’aria che tira in casa M5S in questi giorni, soprattutto in vista di prossimi insediamenti istituzionali nei corridoi di Palazzo Madama dove, nelle ultime ore, sembra prendere sempre più piede quella che in molti hanno già definito una vera e propria “sindrome da accerchiamento”. Paura, incertezza, dissidi interni e più di qualche dubbio sulle modalità con cui procedere, potrebbero offuscare lucidità d’intenti e inibire mosse e direzione dei movimentisti eletti, con il padre nobile fondatore e mentore che non più di qualche giorno fa ha dichiarato di sentirsi come «una prostituta in una città senza più marciapiedi», e un leader in pectore a cui, tra consultazioni e confronti, la situazione sembra sul punto di sfuggire di mano. E intanto, mentre si rumoreggia e il malcontento serpeggia, si sparge anche la notizia del rinvio dell’assemblea congiunta di deputati e senatori pentastellati che era in programma oggi per le ore 13 a Montecitorio, e che invece è stata rimandata alle prossime 24 ore…

Tensione tra i grillini: rinviata l’assemblea congiunta

«Così regaliamo tutto al centrodestra», è la frase ricorrente in queste ore, e la testimonianza che riassume più e meglio di qualunque altro dettagliato resoconto, i malumori diffusi tra gli eletti M5S, soprattutto a Palazzo Madama, dove nelle ultime ore la temperatura polemica sembra essere salita vertiginosamente e dove la febbre del dissidio interno rischia di contagiare tutti, movimentisti della base ed eletti dell’ultim’ora,  e a livello epidemico, soprattutto per la decisione, mai condivisa o decisa con un voto assembleare, di lasciare la mano alla coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni nella partita che si sta giocando per la presidenza del Senato. «È la seconda carica dello Stato – ha lamentato poco fa un senatore a nome degli scontenti – assurdo restare fermi e non tentare di puntare alla presidenza». Come se non bastasse, poi, la linea di credito verso il M5S aperta a sorpresa da Silvio Berlusconi ha fatto salire il nervosismo grillino alle stelle, facendogli raggiungere picchi da record  inaspettatati dopo il recente trionfalismo ostentato a partire dall’indomani del risultato elettorale. Un malcontento cavalcato ieri anche dalla senatrice Paola Taverna – che molti colleghi pentastellati al Senato avrebbero voluto in corsa per la presidenza, con lei anche Barbara Lezzi – e che nell’asserire senza mezzi termini il suo secco no ad ogni apertura di dialogo con Forza Italia, ha contribuito ad aumentare il timore di ritrovarsi in minoranza nelle due Camere anche sulle altre caselle meno in vista, ma ugualmente determinanti (vedi la composizione degli uffici di presidenza). Il tutto, poi, per puntare a Palazzo Chigi? «E se non dovessimo spuntarla? – si chiedono allora oggi in tanti, tra le file M5S – rimarremmo davvero col cerino in mano?»… E allora, stretti nell’imbuto che da un lato porterebbe a confrontarsi con Fi e Berlusconi, e dall’altro a chiudersi in un Aventino claustrofobico e controproducente, anche la terza via, quella intestata a Roberto Fico, sembra ormai portare solo a un vicolo cieco: tanto che, raccontano fonti autorevoli, lo stesso Fico, che oggi l’assemblea (rinviata) avrebbe dovuto “incoronare” come candidato M5S alla presidenza della Camera, avrebbe confidato ad alcuni fedelissimi di essere pronto a sfilarsi qualora la situazione dovesse prendere una piega troppo compromettente.

Roberto Fico teme l’imboscata e lascia campo libero?

Non solo: a detta di molti, dalle retrovie serpeggerebbe anche la paura che Fico, notoriamente un “duro e puro” del Movimento della prima ora e da molti ritenuto il “capo degli ortodossi”, possa rimanere “impallinato” dai voti del centrodestra, lasciando campo libero a una figura più vicina a Luigi Di Maio – in primis quella di Riccardo Fraccaro – indicato dal leader del Movimento come possibile ministro dei Rapporti col Parlamento in un ipotetico governo targato M5S. Insomma, se da un lato c’è chi apprezza una certa trasparenza nei colloqui interlocutori con le altre forze politiche e gli aggiornamenti puntuali dei capigruppo e dello stesso Di Maio, dall’altra c’è chi, specie nella vecchia guardia grillina, proprio non riesce a mandare giù la gestione poco collegiale del nuovo corso intrapreso dal Movimento: un corso in nome del quale le informazioni decisive restano «chiuse nell’inner circle» del capo politico. Per questo, il rinvio odierno dell’assemblea viene letta – e non a caso – come l’estrema ratio dettata dall’esigenza di fare un punto della situazione, magari mettendo con l’occasione pure le toppe agli strappi fin qui causati dalla strategia adottata nella partita delle presidenze. «Ci sono movimenti tellurici», ha sussurrato ancora poco fa un eletto di lungo corso: forse le parole di Rosato, che ha aperto al confronto ripartendo da zero, hanno dato da pensare e seminato il dubbio???

Commenti

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  • Amelia Tersigni 16 Aprile 2018

    Ah!..Ah!!..Eh!! ..Eh!!. Come volevasi dimostrare i “Grullini” non sono marziani ma Italiani come il titolo di un libro Gervaso…”””Italiani, pecore anarchiche”””
    Altro che poltrone !!!.. sono le “teste di legno” della Élite del NWO (Nuovo Ordine Mondiale) che vagheggia un Governo Globale pronosticato da Aldous Huxley sin dal 1961.
    O come ha detto Blondet: ” Benvenuti nel Regime Sovietico dei….Banchieri””…..

  • 22 Marzo 2018

    Come volevasi dimostrare….le poltrone fanno gola a tutti, anche ai duri e puri