Fano, rimosso 74 anni dopo l’ordigno “regalato” dagli Alleati all’Italia

14 Mar 2018 14:20 - di Redazione

74 anni dopo la gli “alleati” anglo-americani continuano a farci regali: un ordigno di 500 libbre, verosimilmente sganciato dai B17 americani di stanza a Foggia il 23 gennaio 1944, è stato ritrovato a Fano e ha causato 24 ore di caos con ventitremila evacuati. Comunque è stato neutralizzato, rimosso, trasportato in mare aperto e messo in sicurezza l’ordigno bellico della Seconda Guerra Mondiale ritrovato durante i lavori in corso sul lungomare Sassonia, a Fano, in un cantiere aperto per i lavori di prolungamento degli scolmatori a mare e innescato accidentalmente durante le escavazioni. Ora i palombari della Marina militare attenderanno le 144 ore previste dal ritardo pirico di costruzione dell’ordigno prima di procedere alla sua distruzione. “Tale intervento sarà ovviamente svolto attuando tutte consolidate tecniche e misure tese a preservare l’ecosistema marino”, fa sapere la Marina Militare. La scorsa notte gli artificieri dell’Esercito provenienti dal Reggimento Genio ferrovieri di Castel Maggiore (Bologna) e i palombari del Gruppo operativo subacquei del comando subacquei ed incursori (Comsubin) della Marina Militare hanno neutralizzato e rimosso, con un intervento molto delicato e di particolare difficoltà, l’ordigno. Gli artificieri dell’Esercito in coordinamento con i palombari del gruppo operativo subacquei del Comsubin della Marina Militare, hanno individuato e riconosciuto l’ordigno, ovvero una bomba d’aereo da 500 libbre. “Il particolare dispositivo d’innesco prevede un ritardo d’armamento compreso tra le 6 e le 144 ore e, per tale ragione, l’intervento di bonifica rappresentava un grave pericolo per il vicino ospedale di Fano impossibile da evacuare completamente”, spiega la Marina Militare. La prefettura di Pesaro e Urbino ha disposto e coordinato l’intervento di bonifica d’urgenza che ha previsto un raggio di sgombero orizzontale di 1.816 metri, di 1.392 metri per quanto riguarda quello verticale e di 2.500 metri per lo specchio acqueo antistante al luogo di rinvenimento. Tali criteri di sicurezza hanno imposto di bloccare la Ferrovia Adriatica e di evacuare circa 23.000 persone attraverso il coordinamento delle forze dell’ordine supportate da personale del 28esimo reggimento dell’Esercito Italiano. Tuttavia non potendo sgomberare il locale ospedale l’intervento di bonifica è stato dichiarato di massima urgenza allo scopo di tutelare la salute dei degenti e del personale della struttura sanitaria. Dopo una lunga, meticolosa ed estenuante attività notturna gli artificieri dell’Esercito hanno effettuato l’imbragatura dell’ordigno, la pericolosa rimozione e la successiva consegna al personale della Marina Militare che ha provveduto al trasporto lontano dalla costa in mare aperto, a distanza di sicurezza da qualsiasi installazione o rotta navale. Lì, i palombari della Marina attenderanno le 144 ore previste dal ritardo pirico di costruzione dell’ordigno prima di procedere alla sua distruzione. Tale intervento, osserva la Marina Militare, sarà ovviamente svolto attuando tutte consolidate tecniche e misure tese a preservare l’ecosistema marino.

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