Così è morto Bahadur Agha, lo sminatore eroe che aveva previsto la sua fine (video)

10 Mar 2018 18:39 - di Paolo Lami

Traumatizzato dall’orrenda morte a cui era andata incontro sua madre ed altri suoi familiari, ammazzati ferocemente dai talebani, all’età di 15 anni aveva deciso di unirsi alla polizia afghana diventando, con il tempo, una vera e propria leggenda. In un paese dove ogni anno molte centinaia di persone, soprattutto bambini, restano orrendamente mutilati o uccisi dagli Ied, gli improvised Explosive Device, ordigni esplosivi improvvisati, lascito di un conflitto durato quaranta anni, Bahadur Agha ha dedicato tutta la sua vita a salvare gli altri, sminando, a mani nude e senza alcuna protezione, il territorio afghano. Per sei volte Bahadur Agha è rimasto ferito dall’esplosione degli ordigni che maneggiava con grande sicurezza, pur consapevole di rischiare ogni giorno la vita. E al giornalista Ben Anderson di Vice news che aveva intervistato questa vera e propria leggenda afghana, il 31enne Bahadur Agha aveva risposto che la sua «famiglia non c’era più, tutto è finito. Sono stato ferito sei volte. Chissà forse la settima sarà quella definitiva. Forse morirò, nessun problema».

Bahadur Agha è morto, ucciso da uno Ied doppio, l’ultimo trucco dei talebani per ammazzare proprio loro, gli sminatori. Un primo ordigno per attirare gli sminatori, un secondo che proprio mentre loro stanno disinnescando il primo.

Chi ha conosciuto Bahadur Agha  parla di un uomo generoso che amava profondamente il suo paese, l’Afghanistan, almeno tanto quanto odiava i talebani che gli avevano sterminato la famiglia. Era la rabbia e il dolore per questo lutto, forse mai compiutamente elaborato, che spingevano Bahadur Agha a mettere in gioco la propria vita.

E’ stato proprio il giornalista Ben Anderson che lo aveva intervistato per Vice News a rivelare in Occidente, attraverso il suo account Twitter, e rilanciando una nota dell’Agenzia France Press, che Bahadur Agha era morto come lui stesso aveva previsto.

Ben Anderson ricorda il coraggio sfrontato di Bahadur Agha che mostrava di non aver paura di morire quando strisciava sul terreno per disinnescare gli ordigni nascosti sotto terra mentre i militari afghani si riparavano dietro ai veicoli corazzati in attesa che lo sminatore finisse il suo lavoro. Una volta, una delle sei volte in cui era andato molto vicino alla morte, uno Ied era esploso e una scheggia gli si era conficcata nella fronte fermandosi a pochi centimetri dal cervello. Neanche questo aveva fatto desistere Bahadur Agha che ha speso la sua vita, dai 15 anni ai 31, a salvare quanti più connazionali possibili, soprattutto bambini, dagli Ied.

In tanti gli devono la vita. Eppure quando è morto, seppellito dentro una rozza cassa di legno appena abbellita dalla bandiera afghana nera, rossa e verde, da una corona con 8 rose e dalla sua foto in divisa da poliziotto, non c’era praticamente nessuno al suo funerale. Una ventina di persone, non di più a salutare questo ragazzo che aveva previsto la sua morte andandole incontro e senza paura. Resta la sua immagine, sorridente e serena, nel documentario “Taliban Resurgence”.

 

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